Novembre 18, 2023

La Battaglia di San Gottardo

La battaglia di San Gottardo, o battaglia di Mogersdorf, o Battaglia del fiume Raab fu combattuta dai Cristiani Imperiali e francesi guidati da Raimondo Montecuccoli contro gli Ottomani capeggiati dal Gran visir Ahmed Köprülü.

Si concluse con una netta vittoria dei Primi, assicurando a Vienna i tempi giusti a costruire le fortificazioni che vent’anni dopo avrebbero fermato definitivamente l’avanzata islamica sull’Europa.

Era il 1° agosto del 1664.

Antefatti

In seguito alla seconda guerra del nord il Voivoda di Transilvania Giorgio Rákóczy, entrato in guerra accanto agli Svedesi, era stato deposto dai Turchi ed il suo rifiuto di cedere il potere aveva provocato un intervento armato risoltosi con la sua morte nel 1660.

La sua successione alimentò una querelle tra Impero e Ottomani, entrambi decisi a sostenere un proprio candidato e ad assumere il controllo della strategica regione.

La circostanza che l’erede: il Principe transilvano János Kemény fosse Ospite a Vienna, fu la scintilla del conflitto aperto dai Turchi.

Nel 1663 l’Imperatore Leopoldo I convocò una dieta dei Principi tedeschi ed incassò il sostegno dei Nobili locali e francesi.

I centomila Ottomani acquartierati ad Osijek, sulla confluenza della Drava nel Danubio, fra la metà di maggio del 1664 e l’inizio di giugno, guidati da Ahmed Köprülü si spostarono sull’area fra la Drava e la Mura pronti a sfidare i quarantamila Cristiani comandati da Raimondo Montecuccoli, cui si affiancarono i quindicimila Uomini del Bano di Croazia Miklós Zríni.

Il centro di raccolta turco era nella citata città.

Montecuccoli già da tempo sorvegliava il territorio circoscritto fra la Mura e la Raab e, in attesa dei rinforzi, si posizionò di fronte al Nemico avendo il fronte protetto dal fiume non guadabile per la sua profondità e valicabile solo e con difficolta con solidi natanti.

Dopo circa un mese di tentativi sterili di trascinare l’Avversario nello scontro campale, Köprülü provò a traversare le acque e il 12 luglio si diresse a Nord raggiungendo proprio la zona d’incontro della Mura con la Raab, ovvero Körmend, donde avrebbe marciato su Vienna passando per Fürstenfeld e Wiener Neustadt.

La via gli fu ancora sbarrata dal Montecuccoli che, studiandone le mosse e coperto dalla Mura e dalla Lendava, aveva a sua volta attraversato la Raab a San Gottardo.

Gli Ottomani disponevano della sola possibilità di guadare le acque e combattere ma a Körmend il fronte fluviale era ben più largo e profondo che a San Gottardo, dove agilmente si era mosso l’Antagonista e, pertanto, si decise ad fronteggiarlo.

Il 31 luglio i Turchi si disposero in posizione di attacco e gli Imperiali si accinsero ad inibirgli il passaggio.

L’Armata cristiana era così composta:

gli Asburgo avevano fornito cinquemila Fanti, cinquemilanovecento Cavalieri e dieci cannoni con Raimondo Montecuccoli;

gli Imperiali constavano di seimiladuecento Fanti, mille e duecento Cavalieri e quattordici cannoni comandati da Wolfgang Hohenlohe;

i Principati del Reno avevano raccolto seicento Fanti e trecento Cavalieri;

i Francesi avevano impegnato tremilacinquecento Fanti e mille e novecento Cavalieri, guidati da Jean de Coligny-Saligny e dai Generali de Gassion e La Feuillade.

A supporto di essi c’erano Reparti promiscui di Croati, Ungheresi, Boemi e Piemontesi.

Gli si opponevano i sessantamila uomini di Ahmed Köprülü, fra i quali spiccavano reparti di Giannizzeri e di Spahis.

Il comando ottomano contava sulla diversità di esperienze e di vedute tattiche degli Avversari: era tanto sicuro di conseguire una facile vittoria da aver già fatto fondere dodici cannoni di grosso calibro da impiegare nel bombardamento di Vienna.

Per tutta la notte antecedente alla battaglia, trecentosessanta cannoni dell’artiglieria ottomana cannoneggiarono le posizioni nemiche nel tentativo infruttuoso di impedire a Montecuccoli di schierare le proprie forze a difesa ravvicinata del guado della Raab.

Lo schieramento cristiano presentava gli Asburgici all’ala destra ed i Francesi all’ala sinistra, con al centro le truppe tedesche.

Alle prime luci del 1º agosto un migliaio di Cavalieri turchi attraversarono il fiume, ma furono respinti dai Dragoni e dai Cavalieri croati del Generale von Sporck.

Alle 9 del mattino, la svolta: i migliori reggimenti islamici attraversarono un’ansa della Raab, contando di tagliare in due gli Imperiali e batterli su terreno aperto separatamente.

I Tedeschi contennero il primo assalto ed incalzarono la ritirata dei Giannizzeri contravvenendo gli ordini del Montecuccoli: il contrattacco turco fu devastante e provocò la rotta degli Imperiali posizionati al centro.

Per evitare il disastro, il Comandante italiano impose che ogni reparto si attestasse a difesa: la convergenza incontrollata avrebbe ridotto il fronte dell’esercito e provocato un avvolgimento alle ali e un massacro. Pose, pertanto, nel mezzo due reggimenti di Fanteria ed uno di Corazzieri col Marchese Erberto Pio di Savoia, ma due dei tre reparti inviati a rincalzo persero gli Ufficiali di comando. La circostanza indusse i Tedeschi alla fuga dal villaggio di Mogersdorf.

Contestualmente l’ala sinistra restò isolata dal centro ed i Turchi si dettero all’inseguimento degli Occidentali in ritirata.

Montecuccoli lanciò contro il fianco degli sfilacciati reggimenti ottomani la riserva austriaca, imponendo ai Giannizzeri l’arretramento entro l’ansa della Raab e verso Mogersdorf.

Era mezzogiorno: i Turchi avevano di fatto guadato il fiume e preparavano trincee.

Il Comandante convocò tutti gli Ufficiali cristiani ed ordinò l’immediato contrattacco per arginare la superiorità numerica nemica: un affondo avrebbe implicato l’impiego massiccio dell’ostile Coligny, che ne temeva l’annientamento.

Si schierarono invece a favore di quell’azione il Comandante tedesco Hohenlohe ed i Comandanti francesi La Feuillade e Beauvezé.

Esaltato dall’iniziale successo, Köprülü intanto trasferiva le truppe oltre il fiume: sul centro dello suo schieramento imperversavano quattromila Spahis con alle spalle altri diecimila Uomini mentre un contingente di cavalleria leggera si accingeva ad attaccare la destra imperiale.

Per contenere la minaccia, Montecuccoli impegnò von Sporck con tre unità militare scelte: alle 13, schierò alle ali battaglioni di Fanteria e squadroni di Cavalleria alternati e li fece marciare verso il retro della testa di ponte turca.

Quando gli Ottomani si videro ridotto lo spazio di manovra entrarono nel panico: il disordine provocò molti annegamenti e Köprülü non riuscì a riprendere il controllo della situazione.

Fu una scomposta rotta.

Contro le duemila Vittime cristiane, sul campo erano rimasti quindicimila Turchi, fra cui tre Pashà e il bottino dei Vincitori consistette di quaranta bandiere, mille fra cavalli e cammelli e una enorme quantità di armi.

A margine della vittoria, la coalizione scricchiolò e Montecuccoli restò solo con le truppe asburgiche: esigue per condurre l’inseguimento del Nemico ancora numericamente superiore. Pertanto, appena gli Ottomani proposero negoziati, egli accettò la tregua di Vasvár che riportava le Parti allo status quo ante e che, contro le attese croate ed ungheresi, confermavano il controllo turco sull’Ungheria.

Vasvár

L’intesa sottoscritta, ancorché umiliante, fu vantaggiosa per il futuro dell’Austria: Vienna fu massicciamente fortificata ed in grado di resistere, nel 1683, all’assedio dei Turchi fino all’arrivo di Jan Sobieski che ne frantumò definitivamente l’espansionismo.

Già il 30 luglio Montecuccoli aveva impartito le direttive per la battaglia imminente e, prevedendo che dovesse prevalere il fuoco e non l’urto, ordinò ai Moschettieri di posizionarsi su due righe e di sparare a turno e non contemporaneamente, per anche proteggere i Picchieri.

Di più: per appoggiare anche la Cavalleria le assegnò plotoni di ventiquattro moschetti combinando la pesante e la leggera con la Fanteria per sfruttare eventuali brecce dello schieramento nemico.

Lo scontro si articolò su due diverse fasi tattiche: nella prima il talento militare di Montecuccoli impedì il collasso del centro dello schieramento sottoposto a duri attacchi e consentì l’utilizzo delle Riserve per l’azione di contenimento degli affondi ottomani; nella seconda, favorì un attacco convergente con entrambe le ali ricacciando i Nemici in uno spazio ristretto, disordinandoli e impedendogli un’azione difensiva efficace.

La battaglia si concluse con la epocale disfatta che inibì definitivamente le velleità turche di conquistare Vienna ed occupare l’Europa.

La coalizione si sciolse e Montecuccoli per la esiguità dei suoi uomini non potette inseguire il Nemico in ritirata.

Dunque ne accettò la proposta della tregua di Vasvár, che riportava la situazione allo status quo ante poiché, malgrado Croati e Ungheresi contassero sulla prosecuzione della campagna militare, l'Imperatore riconobbe il controllo turco sull’Ungheria e Vienna e ne avviò quelle sue solide fortificazioni che nel 1183 le avrebbero consentito di resistere all’assedio fino all'arrivo dell’imbattibile Jan Sobieski.

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