Maggio 4, 2024

Il sacco di Magdeburgo

Nel contesto della Guerra dei Trent’anni e più precisamente il 20 maggio del 1631, la protestantica città di Magdeburgo, assediata dal novembre del 1630, fu bruciata e saccheggiata da un Esercito cattolico responsabile di oltre ventimila Morti, sui venticinquemila Residenti

Non c'era null'altro che percosse e incendi, saccheggi, torture, omicidi. In particolar modo ciascuno dei nemici era intento ad assicurarsi più bottino [...] Così in un singolo giorno questa nobile e famosa città, l'orgoglio dell'intera regione, andò in fuoco e fumo; e il resto dei suoi cittadini, con le loro mogli e figli, furono presi prigionieri e condotti via dal nemico

Il sacco

Con lo sbarco svedese nell'isola pomerana di Usedom, il 6 giugno del 1630, e con l’avvio delle ostilità tra la Svezia e l'Impero, Magdeburgo entrò in una assai complessa situazione quale unica Alleata della Svezia in Germania.

La scelta era stata pianificata dal Margravio Cristiano Guglielmo che, Amministratore deposto dalla cattedra vescovile nel 1627 dal Capitolo del Duomo, aspirava al recupero degli incarichi a suo tempo gestiti.

Egli sperò di rientrare in possesso dei benefici col sostegno degli Svedesi e, per effetto delle manovre e delle pressioni esercitate dal suo Cancelliere Stallmann, sostenuto dal Clero, strinse alleanza con Gustavo Adolfo il 1º agosto del 1630 nella convinzione di riceverne aiuto.

Il Sovrano, per parte sua, intendeva sfruttare Magdeburgo come base per il controllo della fertile regione del fiume Elba.

Per sabotarlo, le truppe della Lega cattolica posero sotto assedio la città affidandosi all’ esperienza del Generale Pappenheim.

Il 20 maggio del 1631 il Conte di Tilly la assaltò e in quarantamila forzarono le mura e la sottoposero ad un brutale ed incontrollabile saccheggio.

Si vuole che Costui avesse proposto la resa e che non avesse alternative se non quelle della violenza, poiché gli approvvigionamenti venivano bloccati dal Wallenstein acquartierato lungo le linee di rifornimento.

Di fatto, dopo la distruzione di Magdeburgo, gli Svedesi imputarono al Tilly tutte le responsabilità degli orrori commessi dai suoi Uomini e dell’incendio che aveva devastato il Centro, simbolo del Protestantesimo europeo.

L’azione ebbe enormi conseguenze politiche e indusse la Sassonia ed il Brandeburgo a sostenere la causa svedese, drammaticamente facilitando l'invasione della Germania: la presenza di una base fortificata cattolica nella valle dell'Elba avrebbe rappresentato un rilevante ostacolo per i Protestanti.

Il 10 maggio del 1631, dopo oltre sei mesi d’assedio, le truppe cattoliche irruppero sulla centro traversato dall’Elba al grido corale di “Gesù e Maria” recuperando un cospicuo bottino; mietendo migliaia di Vittime; bruciando vivi Bambini e, di fatto, sconvolgendo l’intera Europa.

I Mercenari assoldati dall’esercito della Lega erano croati, ungheresi, italiani, spagnoli e francesi e nel XVII secolo il conflitto religioso aveva infiammato il continente, tenendolo in belligeranza per trent’anni.

I Sovrani cattolici Asburgo si opposero all'autonomia dei Principi e delle città riformate e quell’indimenticabile scontro coinvolse anche la Boemia, con un bagno di sangue attuato dalla Dinastia a Praga.

Sul versante cattolico erano allineati il Principe Ferdinando II; il Comandante Von De Stein e il Conte di Tilly.

La fazione protestante disponeva, invece, del sostegno del Re di Danimarca, del Sovrano Gustavo Adolfo di Svezia e del Primo Ministro francese Richelieu.

In realtà la conflittualità confessionile era un pretesto: era in gioco sul territorio del Sacro romano Impero la sola supremazia europea, che vide in campo imponenti Bande di Avventurieri ingaggiati non in nome della Fede, ma in nome del denaro e del bottino di guerra.

Era stato proprio a Magdeburgo che Martin Luther nel 1524 aveva iniziato le predicazioni, rendendola una roccaforte della Riforma: riproposta nello stemma araldico locale, la Vergine aveva opposto resistenza a tutte le incursioni cattoliche, mantenendole la propria prosperità di Città Libera della Lega Anseatica; favorendone la grandezza economica quale nodo cruciale dei commerci sull’Elba; rendendola cruciale al trasporto di tonnellate di grano ad Amburgo.

Il Re di Svezia vi inviò truppe di rincalzo istruendo la Milizia all’uso di nuovi moschetti, dotati di notevole precisione e di una gittata superiore a qualsiasi balestra: Gustavo sbarcò sulle coste tedesche del Baltico, marciando verso Sud; vincendo una battaglia dopo l'altra; raggiungendo nel maggio del 1631 Potsdam, per entrare nella non distante Magdeburgo, ove era atteso con ansia.

La Popolazione era già raccolta in preghiera, ignara dell'inferno che le si sarebbe imposto nelle ore successive: il Conte di Tilly era consapevole della impossibilità di conquistarla, se il Sovrano di Svezia vi fosse giunto.

Fu una corsa contro il tempo, dunque, verso una città storicamente inespugnata e inespugnabile.

L’ultimatum era scaduto ed aveva sbarrato la via ad ulteriori negoziati: Tilly ordinò l’attacco e i Mercenari si disposero all’appropriazione di una ricco preda di guerra e di orrende razzie.

Alle sette del mattino, il segnale d’assalto: sei raffiche di Artiglieria scagliate dalla batteria principale di cannoni, mentre la truppa assaliva le fortificazioni.

Gli abitanti di Magdeburgo furono colti di sorpresa e annientati dalla notizia che Gustavo Adolfo non sarebbe arrivato in tempo e che Essi erano abbandonati al loro destino.

Decisero di non arrendersi, subendo stoicamente ogni sorta di crudeltà.

Il panico si fece comunque incontrollabile ma, dopo tredici anni di guerra, consapevole della rappresaglia degli Invasori, Ciascuno si dispose a combattere.

Scontratosi contro una fiera e imprevedibile resistenza, Tilly impartì l’ordine di incendiare le case: nella città in fiamme non ci fu pietà.

Il massacro toccò tali picchi di violenza che gli stessi Ufficiali contestarono al Comandante supremo gli eccessi, ma Egli fu indifferente anche al drammatico tentativo della Gente di trovare riparo nella cattedrale: le poche donne scampate allo stupro e i bambini non bruciati vivi ricevettero la protezione conventuale di alcuni Frati.

Non bastò!

A Magdeburgo si contarono pochi Superstiti: l'incubo era ancora in atto, con il tanfo dei corpi carbonizzati e la carneficina immane.

Dopo due giorni di strazio, il Tilly entrò nel centro; impose l’apertura delle porte della basilica, che accoglieva oltre tremila Persone; accolse le richieste di clemenza del Parroco e risparmiò i Rifugiati.

Le scene furono terrificanti: Magdeburgo era un mucchio di ceneri ricoperto da oltre ventimila cadaveri e solo allora, dopo tre giorni di orrori, egli concluse i saccheggi e lasciò la città.

Vestfalia

L’Europa fu sconvolta: la distruzione totale di Magdeburgo e la presenza di soli quattrocento quarantanove Abitanti evidenziò la morte della città dell'Elba.

Occorsero lustri per ricostruirla, ma essa non ebbe mai più l'antica potenza e grandezza.

Le evidenze denunciarono il superamento di ogni possibile limite.

La guerra, iniziata nel 1618, durò ancora diciassette anni senza più conoscere confini e regole.

Nel 1648, le Diplomazie dei Paesi in conflitto si riunirono in Vestfalia per risolvere al tavolo negoziale il conflitto e la Guerra degli Ottant’anni che impegnò Spagna e Province Unite.

Si elaborarono tre trattati, di cui due firmati a Münster ed uno a Osnabrück. La pace fu poi completata dal Trattato dei Pirenei che pose fine anche alle ostilità fra Spagna e Francia.

Il trattato di Vestfalia portò ad un nuovo ordine internazionale in cui gli Stati si riconoscevano solo in quanto tali, indipendentemente dalla confessione dei rispettivi Sovrani: era nato il concetto di sovranità statuale!

Quel desiderio dei Prìncipi tedeschi di arginare le aspirazioni restauratrici del nuovo Imperatore asburgico si era realizzato: tra le sue pretese dominava quella di soffocare il diritto a determinare la religione dei propri Regni sancito dalla Pace di Augusta del 1555, secondo la norma del Cuius regio, eiusreligio.

L’intesa fu firmata in due località separate per i dissidi tra i Cattolici e i Protestanti.

Prima si riunirono gli Uni a Münster; poi gli Altri a Osnabrück.

In entrambe le assise furono Mediatori il Nunzio papale Fabio Chigi e il Legato veneziano Alvise Contarini.

La Svezia non accettò che i Rappresentanti del Papa avessero ruolo e, per contro, Essi anche rifiutarono di trattare con degli Scismatici.

A Münster si definì la pace tra Francia e Impero e fra Province Unite e Spagna; ad Osnabrück si definì la riconciliazione fra Svezia e Impero.

Fra Spagna e Francia continuò la guerra.

I due trattati con Francia e con Svezia, sostanzialmente con i Cattolici e con i Protestanti, divennero col nome di Instrumentum Pacis una sorta di costituzione del Sacro Romano Impero e storicizzarono la sconfitta delle pretese asburgiche di imporre il cattolicesimo come religione ufficiale, decretando invece la libertà degli Stati tedeschi in materia religiosa, di fatto, la definitiva affermazione protestantica e la concessione agli Stati tedeschi di scegliere una propria politica estera.

Il Ducato del Meclemburgo del ramo di Schwerin ottenne i vescovati di Schwerin e Ratzeburg, la commenda di Mirow e un canonicato nel capitolo della cattedrale di Strasburgo; al Ducato del Mecklemburgo del ramo di Güstrow  fu concessa la commenda di Neu Mirow e un canonicato nel capitolo di Strasburgo.

Il Ducato di Brunswick ebbe il diritto di alternanza nel principato vescovile di Osnabrück con l'Elettore di Colonia; il principato abbaziale di Waòkenried nella signoria di Kletteberg e la signoria di Schauen, il convento di Gröningen col castello di Westerburg e due canonicati nel capitolo della cattedrale di Strasburgo per i figli del Duca Augusto.

Al Langraviato d'Assia-Kassel furono assegnati il Principato di Hersfeld con diritto di voto al Reichstag, i baliati di Schaumburg, Bückenburg, Sachsenhagen, Stadthagen e 600mila scudi per il mantenimento delle sue truppe nelle guarnigioni di Magonza, Colonia, Paderborn, Münster e Fulda.

Il Margraviato del Baden per la linea di Baden Baden incassò la restituzione del Margraviato superiore previa rinuncia ad ogni pretesa sulla linea di Durlach; il Margraviato protestanico di Surklach recuperò i baliati di Steine e Remching e rinunciò ad ogni richiesta di risarcimento dal Baden Baden.

In Italia alla Francia fu riconosciuto il possesso di Pinerolo; al Duca di Savoia alcune terre del Monferrato; al Duca di Mantova e Monferrato un compenso in denaro; al Duca di Modena circa cinquecentomila fiorini d’oro da versare come indennità alla Savoia.

Le Province Unite dei Paesi Bassi e i tredici Cantoni elvetici furono riconosciuti sovrani e autonomi e fu altresì riconosciuta la chiusura del commercio sulla Schelda.

La Spagna, che non aveva aderito a quella pace, occupò il porto fiandrino di Dunkerque ma il Cardinale Mazarino, Alleato con l'Inghilterra, glielo promise assieme alla Giamaica. L’esercito francese del Maresciallo Henri de la Tour Visconte di Turenne liquidò gli Spagnoli guidati dal Gran Condè nella Battaglia delle Dune del 14 giugno del 1658. Filippo IV fu così costretto a sottoscrivere la Pace dei Pirenei che sancì il declino degli Asburgo di Spagna.

In definitiva, la Pace di Vestfalia fu considerata l’inizio dello Stato assoluto caratterizzato dal riconoscimento di autorità sovrane e autonome.

Bibliografia

G. Schmidt: La Guerra dei Trent'anni

C. V. Wedgwood: La guerra dei Trent’anni

G.Pages: La Guerra dei Trent'Anni

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