Re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia, Carlo I Stuart nacque a Dunfermline.
Il calendario gregoriano ne data la nascita al 29 e non al 19 novembre del 1600 e la morte al 9 febbraio e non al 30 gennaio del 1649.
Come il padre Giacomo I e come la nonna Mary Stuart, fu tenace assertore del diritto divino dei Re e fin dall’inizio del suo regno fu mantenne rapporti di altissima tensione con il Parlamento che si oppose rigorosamente al suo assolutismo teso a reprimere il contenuto della Magna Charta ed a riscuotere le tasse senza l'assenso di quella Istituzione.
Ulteriore ragione di scontro fu la sua politica religiosa: egli manifestò ogni ostilità alle tendenze riformate di gran parte dei Sudditi inglesi e scozzesi che lo accusarono di contiguità col cattolicesimo romano e dell’intenzione di restaurarlo forse per le pressioni esercitate dalla moglie, la Principessa cattolica Enrichetta Maria di Francia, e dal Primate di Canterbury William Laud, referente della più filocattolica corrente anglicana.
Le contrapposizioni politiche e religiose degenerarono nella guerra civile quando contro il suo dispotismo insorsero le forze parlamentari ed i Puritani.
Gli eventi si risolsero in una drammatica disfatta: Carlo fu arrestato; processato; condannato e giustiziato per Alto Tradimento.
La Monarchia fu sostituita da una Repubblica che, alla morte del Leader della rivoluzione Oliver Cromwell, entrò in crisi consentendo a Carlo II di restaurare il precedente regime.
Carlo I è stato il primo Re della Storia condannato a morte ed è venerato come Santo dalla Chiesa anglicana che lo commemora il 30 gennaio.
La vita
Secondogenito di Giacomo I Stuart e di Anna di Danimarca e fratello di Enrico Principe di Galles, fu battezzato con rito protestante nella Cappella Reale di Holyrood ad Edimburgo il 23 dicembre del 1600 dal Primate di Ross David Lindsay e investito dei titoli di Duca di Albany; Marchese di Ormond e Conte di Rosslord Ardmannoch.
Era gracile, rachitico e a tre anni era ancora incapace di parlare.
Quando alla morte di Elisabetta I ascese al trono Giacomo, il Neonato fu lasciato in Scozia e trasferito solo l’anno successivo in Inghilterra ove furono le costanti e devote cure di Lady Carey e di Lord Fyvie ad insegnargli a camminare e a parlare.
Nel 1605 fu infeudato del Ducato di York; cooptato come cavaliere nell'Ordine del Bagno e sottoposto alla tutela del presbiteriano scozzese Thomas Murray, che lo istruì in lettere classiche; lingue; matematica e religione formandolo perché nel 1611 ottenesse anche il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera.
Nel novembre del 1612 il giovane germano Enrico morì di tifo.
Il dodicenne Carlo divenne erede al trono; Principe di Galles e, quattro anni dopo, Conte di Chester nel perdurare di importanti eventi internazionali: nel 1617 il cattolico Arciduca Ferdinando d’Austria fu eletto Re di Boemia; nel 1618 i Boemi defenestrarono i Governatori cattolici; nell’agosto del 1619 la Dieta boema chiamò al trono Federico V, Capo dell’Unione Protestante e coniuge di Elisabetta Stuart; Ferdinando fu eletto Imperatore del Sacro Romano Impero; infine, i gravissimi torbidi degenerati nella Guerra dei Trent’anni: un conflitto che dal territorio boemo si estese a tutto il continente.
Nel 1620 Federico V, cognato di Carlo, fu sconfitto nella battaglia della Montagna Bianca verso Praga e i suoi territori ereditari nel Palatinato furono invasi dagli Asburgo dei Paesi Bassi spagnoli.
Carlo, nel frattempo, era fortemente influenzato dal Favorito del padre George Villiers Duca di Buckingham che nel 1623 lo condusse con sé in Spagna per trattare il suo matrimonio con l'Infanta Maria Anna figlia di Filippo III d’Asburgo; riportare la pace sul continente e rendere l’Inghilterra protagonista della Politica internazionale.
La missione fallì, dal momento che su pressione anche di Urbano VIII gli Spagnoli richiesero la conversione al cattolicesimo quale condizione matrimoniale.
A tale indisponibilità si aggiunse la querelle personale tra il Duca di Buckingham e il Primo Ministro madrileno Conte di Olivares: lo Stuart condusse vani negoziati e al ritorno in patria, seppur con la sua riluttanza, Giacomo I aprì le ostilità contro la Spagna nel pieno svolgimento della Guerra dei Trent’anni.
Incoraggiato dal Consiglio della Corona, il Sovrano convocò il Parlamento e parallelamente incassò l'approvazione delle nozze del Principe con Enrichetta Maria di Francia, sorella di Luigi XIII.
Le decisioni furono ratificate anche se in forma assai critica ma Giacomo, che manifestava i primi segni di declino senile, fu assai spigoloso e irremovibile.
Nel marzo del 1625 Carlo ascese al trono.
Lo si descrive di notevole avvenenza ed eleganza ma anche intransigente e del tutto privo di senso dell’umorismo.
Il 1º maggio di quell’anno sposò per procura Enrichetta, che contava nove anni meno di lui.
Il suo primo Parlamento, la cui sessione fu aperta parallelamente, era contrario al connubio: una consorte di fede cristiana lo avrebbe indotto ad allentare le onerose limitazioni imposte ai Cattolici favorendo un attentato alle libertà conseguite dai Protestanti.
Egli promise che non avrebbe attenuato le restrizioni ma, fra le clausole segrete del suo contratto matrimoniale si era diversamente impegnato con la Corona di Francia.
Il rito fu officiato il 13 giugno a Canterbury.
Il Re fu incoronato dal Primate George Abbot il 2 febbraio del successivo 1626, senza che la moglie partecipasse: proprio per divergenze confessionili.
Ebbero nove figli ma solo tre maschi e tre femmine sopravvissero all'infanzia.
Sospetto e sfiducia nei confronti della politica religiosa di Carlo maturarono per una controversia sorta intorno al Richard Montague che, in un pamphlet contro gli insegnamenti di Calvino, aveva provocato la reazione dei Puritani.
Uno di essi: John Pym, peraltro membro della Camera dei Comuni, insorse duramente contro il libello e Montague gliene oppose un secondo intitolato Appello Caesarem alludendo all’Appello al Princeps espresso da San Paolo contro le persecuzioni dei Giudei.
Carlo offrì protezione al Montague aumentando l'animosità dei Puritani e dedicandosi, nei primi anni di governo, alla Politica estera: il cognato Federico V di Wittelsbach, fra i protagonisti della prima fase della guerra dei trent’anni, aveva perduto i suoi possedimenti di Boemia e Palatinato e pretendeva che lo Stuart lo soccorresse entrando in guerra contro la Spagna ed esercitasse pressioni sull'Imperatore.
La Corona comunicò al Parlamento che l'Inghilterra avrebbe partecipato al conflitto.
Per finanziarlo, fu ordinato al Lord dell’Ammiragliato Buckingham di intercettare navi spagnole cariche d'oro provenienti dalle Indie, mentre la Camera dei Comuni esborsava l'ingente cifra di cento quarantamila sterline e concedeva alla Corona la riscossione di alcune tasse solo per un anno così sperando di limitare il potere del Re e costringendolo a rinnovare la concessione ogni anno.
Gli Stuartiani della Camera dei Lord si opposero alla proposta e così, senza nessun consenso istituzionale, il Sovrano continuò a esigere le tasse.
La guerra contro la Spagna ebbe un esito negativo per la mancanza di esperienza di Buckingham ma, in sprezzo delle proteste parlamentari, Carlo si rifiutò di revocargli l’incarico suscitando nuove polemiche nell’imporre, senza previa consultazione, un prestito forzoso per spese belliche.
Sostenendo una probabile quanto imminente invasione spagnola, egli raccolse il denaro necessario a sovvenzionare un altro fallimento di Buckingham che, a capo di una flotta e nella speranza improbabile di creare una piattaforma d’attacco dalla quale assalire i porti di Spagna, sbarcò nell'Ile de Re frontale a La Rochelle e sede del conflitto fra gli Ugonotti ed il Cardinale Richelieu.
La mancanza dei promessi rinforzi costrinse Buckingham ad una ignominiosa ritirata scaturendone, nel 1628, la Petition of Right: la carta di diritti che il Re firmò con secca contrarietà per le limitazioni civili impostegli.
Il 23 agosto di quell’anno, il Buckingham fu assassinato.
La svolta autoritaria
Nel gennaio del 1629 Carlo aprì la seconda sessione del Parlamento sciolto l'anno precedente, perché si occupasse dei discussi diritti di tonnage and poundage: una tassa d’importazione e di esportazione che alimentava le casse reali.
Il Deputato Rolle, che preferì la confisca dei beni alla corresponsione dell’imposta, subì l’esproprio di tutti i beni ed il Parlamento insorse poiché, ai sensi della Petition of Right l’iniziativa era sua esclusiva prerogativa.
La protesta esplose violenta e, quando lo Speaker della Camera dei Comuni John Finch, rispettando gli ordini del Re, decretò il rinvio del confronto di qualche mese, numerosi Deputati lo aggredirono verbalmente; Altri chiusero l'aula e lo obbligarono a non aggiornare la seduta; un Altro ancora dette lettura di una lettera di censura sulla condotta del Sovrano riguardante sia l’Arminianesimo che la riscossione dei tributi del tonnage and poundage e dichiarò che chi li avesse pagate senza l'autorizzazione del Parlamento era Nemico e Traditore della Patria.
Lungi dall’attenuare i toni della polemica, Carlo sciolse definitivamente il Parlamento.
Gli undici anni che seguirono la drastica iniziativa furono definiti Tirannia degli undici anni o Personal Rule.
Poco dopo, egli aprì negoziati con la Francia di Richelieu e con la Spagna di Olivares.
Economia e religione
Definita la pace con Francia e Spagna e sciolto il Parlamento, Carlo si dette al risanamento del bilancio e decise di aumentare le entrate dell'erario avvalendosi della consulenza di Richard Weston Conte di Portland e nominandolo Lord Gran Tesoriere.
La prima misura adottata fu, nel 1630, la restaurazione di una legge non più vigente da oltre un secolo: la Distraint of Knighthood in base alla quale si multavano quei Gentiluomini che, pur invitati, non si erano presentati per essere eletti Cavalieri durante l'incoronazione del Re.
Era infatti costumanza che, in quella occasione, Terrieri di prestigio fossero investiti di quella carica nel regio esercito e che gli Assenti fossero multati per aver declinato quell’onore: nel 1635 le casse reali avrebbero incassato solo dalla riscossione di quelle ammende ben oltre cento settantamila sterline.
Nel 1634 il Sovrano impose con un writ l’incasso della Ship money ovvero un tributo in favore della Marina militare per la difesa delle coste e delle navi mercantili.
A suo avviso, malgrado l'Inghilterra non fosse in guerra, era cruciale dotarla di una flotta imponente per prevenire eventuali scontri con Olandesi e Spagnoli e le incursioni dei Pirati sulle coste inglesi. Impose, pertanto, che tutte le città portuali fornissero una nave da guerra o ne corrispondessero il valore in denaro e l'anno dopo estese la disposizione anche a città dell’entroterra sollevando diffuso malessere sociale.
Il Popolo lamentava che sotto i regni di Edoardo I ed Edoardo III la tassa era stata applicata solo in casi di guerra; tuttavia le Corti si espressero a favore della iniziativa del Re e le casse reali riscossero ottocentomila sterline.
Parallelamente la Chiesa anglicana prevalentemente calvinista marciava verso una visione più tradizionale e sacramentale: l’operazione fu condotta da William Laud, nominato fin dal 1633 Primate di Canterbury.
Nell'intento di restituirle ordine, autorità e prestigio, egli promosse una serie di riforme impopolari: allontanò tutti gli Ecclesiastici non conformisti e le ultime organizzazioni a carattere puritano e, manifestando ostilità allo spirito riformista diffuso nel Clero inglese e scozzese, decise di abolire il Calvinismo a favore di una liturgia anglicana adeguata a quanto sancito dal Libro delle preghiere comuni.
Laud era un fervente Seguace della dottrina di Jacob Arminius e per punire chiunque lo avversasse si servì dei due più temuti organi ecclesiali coevi: la Court of High Commission e la Court of Star Chamber, che avevano il compito di raccogliere testimonianze e procedere anche tramite tortura. Numerosi Ecclesiastici e laici furono trascinati a giudizio e condannati alla prigionia, quando non anche alla morte dopo l’estorsione della colpa.
Molti preferirono l'esilio, pur di sottrarsi al rigore di quel regime persecutorio.
Nel 1634 contro le leggi imposte dal Re e le restrizioni religiose di Laud un nutrito gruppo di Dissidenti, tra cui la Teologa puritana Anne Hutchinson a bordo della Griffin lasciarono l’Inghilterra.
I problemi più gravi incontrati da Carlo e da Laud in ambito religioso maturarono in Scozia: quando nel 1633 essi vi andarono per la cerimonia di incoronazione, constatarono lo stato in cui versava la chiesa scozzese: Clero di bassa istruzione; controllo delle terre ecclesiali gestito dai Laici; liturgie promiscue.
Si decise di imporvi la struttura episcopale anglicana ma ne scaturì una dura levata di scudi: le decisioni inglesi furono oppose e nel 1637 si arrivò alla conclusione di abolire il governo scozzese presieduto dai Vescovi per sostituirlo con un governo presbiteriano.
Lo Stuart considerò tale decisione come un affronto personale.
Ad aggravare la tensione intervenne, ad Edimburgo, la costituzione di un Comitato d’opposizione composto da Nobili; Commercianti; Ecclesiastici e Pezzi di Popolo ostili alla Corona e a Laud.
E fu la Covenant, nella quale si affermò che nessuna modifica religiosa sarebbe stata accolta senza il previo consenso del Parlamento e delle Kirk presbiteriane.
Nel 1639 esplosero le Guerre dei Vescovi: Carlo cercò di raccogliere tasse e di allestire un esercito: il conflitto si concluse con l’umiliante accordo di Berwick che riconosceva le libertà civili e religiose della Scozia.
La disfatta produsse una crisi finanziaria tale da porre fine all’assolutismo di Carlo che, nel 1640, si vide costretto a riunire il Parlamento per tentare di ottenere ancora denaro.
Parlamento Corto e Lungo
Nel 1640 l'Esercito della Convenzione conseguì importanti successi militari: gli Scozzesi sconfissero gli Inglesi; conquistarono Newcastle e le Contee di Northumberland e Durham e si accinsero a marciare su York.
In aprile Carlo ripiegò sulla sola opzione possibile: convocò il Parlamento per ottenere denaro utile alle operazioni militari e concesse l'annullamento della Ship money; ma, quando gli furono mossi addebiti sugli undici anni di tirannide, egli lo sciolse ancora dopo solo tre settimane di attività.
Quella convocazione prese il nome di Short Parliament.
Nel frattempo, in ogni scontro con gli Scozzesi fu sonoramente battuto, sicché dopo aver dovuto firmare una ulteriore ed avvilente pace con il trattato di Ripon dell’ottobre del 1640 per archiviare la Seconda Guerra dei Vescovi, convocò il Magnum Concilium ovvero l’assemblea dei Pari del regno e per la seconda volta la istituzione parlamentare.
Fu il Parlamento Lungo.
Convocato il 3 novembre del 1640, esso si dimostrò subito ostile al Re: se da una parte la Camera dei Lord si era schierata in sua difesa, i Deputati guidati da John Pym e la Chiesa ne censurarono la linea politica e, nella persona del Conte di Strafford, lo contestarono vivacemente.
Nel successivo febbraio, temendo nuove dirompenti iniziative il Parlamento presentò una legge che lo affrancava dal controllo regio.
Si chiamò Atto Triennale e prevedeva che l’Istituzione si riunisse obbligatoriamente ogni tre anni; che non potesse essere sciolta senza il preavviso di cinquanta giorni e che fossero i Deputati a scegliere gli Speakers.
Carlo fu costretto a firmare.
E nel periodo successivo dovette rivisitare il suo operato: abolì la ship money e la tassa sul rifiuto del Cavalierato; fece giustiziare rispettivamente nel 1641 e 1645 William Laud e il Conte di Strafford; fece interrompere le attività della Star Chamber e dell'Alta Commissione; ripianò i rapporti con la Scozia attraverso il riconoscimento della confessione presbiteriana, donde un trionfale viaggio ad Edimburgo e a Glasgow.
Gli Scozzesi gli erano diventati potenti Alleati.
Mentre rientrava a Londra nel novembre del 1641, le Camere redassero la Grande Rimostranza: una lista delle mancanze sue e dei suoi compiacenti Ministri che, pur avendo diviso il Parlamento fra Colpevolisti e Innocentisti, fu approvata a maggioranza.
Carlo lasciò la capitale con la famiglia.
I Deputati presero possesso della città.
La situazione militare sui confini irlandesi, intanto, era divenuta critica ed urgeva allestire un esercito che sopprimesse la rivolta: si decise di non affidarne il comando al Re, che avrebbe potuto farne uso anche contro il Parlamento.
Lo Stuart protestò ma fu approvata l'Ordinanza della Milizia: una legge ad hoc che negava al Sovrano il diritto di dare ordini alle truppe.
La tensione si inasprì quando furono scoperte lettere della Regina Enrichetta Maria allusive di una possibile alleanza con i Paesi cattolici continentali.
La si accusò e se ne chiese l’arresto.
La circostanza risultò intollerabile a Carlo che, il 4 gennaio, con folta scorta entrò nel Parlamento a sorpresa e deciso ad arrestarne i cinque Membri responsabili dell’affronto.
Una volta all'interno, chiese allo Speaker di indicargli i Traditori e si sentì rispondere …Non ho occhi per vedere né lingua per parlare, tranne quelli che questa Camera mi concederà…
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Lo Stuart fu costretto a raggiungere il Nord per reclutare milizie, mentre la moglie riparava a Parigi.
La guerra civile
Il clima era tesissimo ovunque e il Popolo era diviso fra i Sostenitori del Re e i Sostenitori del Parlamento.
L’Aristocrazia finanziò l’esercito di Carlo I che controllava Nord ed Ovest dell’Inghilterra, in particolare Nottingham ed Oxford mentre Londra ed il Sud/Est erano sotto il controllo dei Deputati.
Fu guerra.
Il 23 ottobre del 1642 si consumò ad Edgehill il primo scontro armato.
A capo dell'esercito regio c'era Rupert, nipote del Re, mentre il Conte di Essex svolgeva il ruolo di Lord Generale.
Non ci furono Vincitori: se da una parte la Cavalleria reale disperse la Fanteria parlamentare, quando questa riuscì ad arginare gli assalti la situazione andò in stallo.
Seguirono nei mesi successivi una serie di battaglie favorevoli al Sovrano: a Chalgrove Field il 18 giugno del 1643; a Lansdowne il 5 luglio; a Roundway Down il 13 successivo ma le sorti mutarono il 2 luglio del 1644, quando con la battaglia di Maeston Moor l'esercito parlamentare guidato dal Colonnello Oliver Cromwell annientò gli Avversari.
Per effetto di quell’evento, il controllo del Parlamento si estese fino a York.
Venne poi l'inverno e fu tregua.
I combattimenti ripresero in estate e il 14 giugno del 1645 ebbe luogo la drammatica battaglia di Naseby.
Il tracollo delle truppe reali indusse Carlo prima alla fuga ad Oxford, che fu assediata e poi occupata, e poi al ricorso all’intervento degli Scozzesi.
Dopo intensi negoziati col Parlamento, essi cedettero il Sovrano ai Ribelli previo cospicuo compenso.
Stuart fu scortato ad Oatlands e poi a Londra, nel palazzo di Hampton Court donde egli tentò una nuova fuga nell’isola di Wight rifugiandosi nel castello di Carisbrooke.
Da quella sede aprì le trattative, rifiutando tutte le proposte del Parlamento e promettendo ancora agli Scozzesi di rendere il Presbiterianesimo religione ufficiale.
E fu di nuovo guerra.
Diecimila Unità della Scozia entrarono in Inghilterra col Generale James Hamilton parallelamente alla insurrezione del Kent, Essex, Cumberland e Galles ostili al Parlamento.
Tuttavia la battaglia di Preston del 17 agosto del 1648 si risolse con una disfatta dei Lealisti: furono catturati migliaia di Scozzesi ed il loro Capo, deportato a Londra, subì un processo sommario e fu giustiziato per Alto Tradimento.
Tutte i centri insorti capitolarono, tranne Colchester in seguito espugnata.
Processo, condanna ed esecuzione
Carlo fu deportato dall’isola di Wight al castello di Hurst e poi di Windsor.
In gennaio del 1649 la Camera dei Comuni istituì una commissione incaricata di processarlo.
Dopo la prima fase della guerra civile, il Parlamento lo avrebbe accettato Sovrano con limitazioni di poteri e privilegi e maggiore autonomia alle Camere, ma egli rifiutò ogni proposta e il conflitto si riaccese mentre sfumava ogni possibilità di mantenere ancora il trono.
La Corte di Giustizia stabilì che centotrentacinque Commissari valutassero la sua condotta: l’accusa fu rappresentata dal Solicitor General John Cooke.
Il 20 gennaio si celebrò la prima udienza e il 27 successivo fu letta l’imputazione: lo Stuart vi veniva indicato Traditore della patria e Nemico della pace.
Forte del proprio ruolo messianico conferitogli direttamente da Dio e non dal Popolo, egli rinunciò a difendersi e si limitò a sostenere che nessuna Corte aveva il diritto di porre sub judice un Re.
…Desidererei conoscere da quale autorità sono convocato in questo luogo…
Con queste parole sprezzanti negò ogni autorità agli Inquisitori.
Il suo atteggiamento fu interpretato come una ammissione di colpa: per tre volte gli fu chiesto di argomentare le sue ragioni e per tre volte egli contestò il potere dei Giudici, cinquantanove dei quali lo ritennero colpevole di Alto Tradimento e lo condannarono alla pena capitale.
Tradotto al palazzo di St. James e poi al palazzo di Whitehall, gli fu consentito incontrare i due figli che erano restati in Inghilterra, la Principessa Elizabeth e il Duca di Glouchester cui ordinò di non accettare di farsi incoronare.
Il 30 gennaio del 1649 fu giustiziato.
Prima di essere decapitato indossò due camicie: non voleva che, vedendolo tremare di freddo, il Popolo pensasse ad un tremito dettato dalla paura.
Passo da un mondo corruttibile a uno incorruttibile, dove c'è pace, tutta la pace possibile, disse prima di piegare la testa recisa dal Boia con un colpo netto.
Philip Henry, che testimoniò i momenti finali, afferma che in Molti avvicinarono il cesto nel quale era caduto il capo per intingervi quel sangue giusto ad avviare il culto del Re Martire.
Oliver Cromwell permise che le spoglie fossero ricomposte e che i funerali fossero eseguiti in forma privata.
Il 7 febbraio del 1649 un esiguo gruppo di Amici le inumarono nella cappella del palazzo di Windsor.
Il potere passò al Parlamento Lungo e poi al Cromwell eletto Lord Protettore.
In seguito apparve un libriccino dal titolo greco Εἰκὼν Βασιλική Eikṑn Basilikḕ ovvero Ritratto regale, contenente l’esaltazione del Sovrano.
La sua diffusione allarmò le Istituzioni che incaricarono lo Scrittore John Milton di redigere un testo di smentita: Εἰκονοκλαστής Eikonoklastḕs ovvero Iconoclasta.
Restò la memoria del suo Mecenatismo: la sua collezione era fra le più ricche e ammirate d'Europa ed era un estimatore del Rinascimento italiano.
Il suo Artista preferito era Tiziano e a Corte aveva accolto ed ospitato Pieter Paul Rubens, Orazio ed Artemisia Gentileschi, Frans Hals, il fiammingo Antoon van Dyck, Peter Lely e Daniel Mytens.
Aveva invitato anche Gian Lorenzo Bernini, che rifiutò ma lavorò il suo busto.
Aveva acquistato la pinacoteca dei Gonzaga.
Non rivide mai più Enrichetta Maria, così descritta da van Dyck all’atto del matrimonio: …Abbiamo ora una nuova, nobilissima regina d'Inghilterra, che quanto a beltà verace è assai superiore alla tanto corteggiata infanta. Questa figlia della Francia, il più giovane fiore borbonico, ha un aspetto più bello e più fresco, capelli castano chiaro, occhi che splendono come stelle …
Avevano avuto nove figli, due dei quali deceduti nelle ore successive alla nascita:
Carlo Giacomo Duca di Cornovaglia;
Carlo II, sposo di Caterina di Braganza: morì senza prole legittima ma lasciò molti illegittimi, tra cui James Scott Duca di Monmouth;
Maria Enrichetta, maritata a Guglielmo d’Orange;
Giacomo II coniugato con Anna Hyde;
Elizabeth;
Anna;
Caterina;
Enrico Duca di Glouchester;
Enrichetta Anna coniugata a Filippo I di Borbone.
L'appellativo ufficiale di Carlo fu: Charles the First, by the Grace of God, King of England, Scotland, France and Ireland, Defender of the Faith, etc (Carlo Primo, per Grazia divina, Re d'Inghilterra, Scozia, Francia e Irlanda, Difensore della Fede, ecc)
Ovviamente il titolo di Re di Francia era solo nominale: fu utilizzato la prima volta da Edoardo III e per l’ultima da Giorgio III.
I suoi drammatici ultimi giorni e la sua morte permearono il romanzo di Alexander Dumas Vent’anni dopo, a prosecuzione de I tre Moschettieri.
Bibliografia
M. Borsa, La fine di Carlo I
P. Gregg, King Charles I
C. Petrie, Gli Stuart