Giugno 21, 2023

La Battaglia della Montagna Bianca

La battaglia della Montagna Bianca fu combattuta l'8 novembre del 1620 e consistette di uno scontro determinante nel contesto della fase boema della Guerra dei Trent’Anni.

Si svolse sulla collina Bìlà Hora, nell’area limitrofa a Praga, ed impegnò le forze cattoliche dell' Imperatore Ferdinando II e della Lega Cattolica contro le truppe della Confederazione boema di Federico V del Palatinato.

Fu la prima importante sconfitta protestante della annosa contrapposizione religiosa e malgrado fosse durata solo due ore, ebbe per quelle terre conseguenze durature.

E fu l'inizio della guerra dei trent'anni che influenzò il destino dell'Europa centrale per i trecento anni successivi.

Dopo la Defenestrazione di Praga, animati dal conseguimento di alcuni successi gli Insorti elessero Re di Boemia l'Elettore del Palatinato Federico V e un tentativo di assedio fu sventato con la battaglia di Záblatì che impose al Comandante dei Ribelli Conte Thurn di scioglierlo.

Dopo tale episodio le sorti del conflitto volsero a totale sfavore di Essi che subirono attacchi multipli: le forze imperiali e della Lega comandate dal Conte di Tilly avanzavano rispettivamente nella Bassa e Alta Austria, mentre da Nord Giovanni Giorgio I di Sassonia invadeva la Lusazia.

Si riunirono in Boemia e si accinsero a misurarsi con Cristiano di Anhalt a capo delle truppe boeme.

L’urto

I Paesi Bassi dettero ai Cèchi il solo sostegno di un reggimento di Fanteria e dello stimato Comandante Ernst von Mansfeld.

Cristiano di Anhalt, alla testa di ventunomila uomini tra i quali diecimila Ungheresi inviati da Bethlem Gábor si attestò su una posizione difensiva sui declivi della collina definita Bìlá Hora o Montagna bianca, che inibiva la via per Praga ma anche l’arrivo di rincalzi.

I circa trentamila delle legioni cattoliche, formate dall’unione dei reparti del Conte di Buquoy e dei Mercenari del nobile vallone Tilly, erano ben addestrati e meglio armati e un colpo fatale alle forze ceche fu inferto dal tradimento di von Mansfeld, che, corrotto dagli Asburgo, rifiutò il comando.

Mentre i Boemi cominciavano a trincerarsi sull'altura, l'esercito cattolico avanzò per scagliarsi sulle formazioni protestanti.

Inizialmente la Cavalleria di Cristiano di Anhalt si oppose all’affondo della prima offensiva nemica, ma intervenne un nuovo attacco nemico con Bavaresi e Valloni che obbligarono gli Ungheresi alla ritirata.

L’urto si risolse definitivamente a favore di Costoro quando anche la Fanteria boema cedette all'avanzata avversaria appoggiata dalle formazioni della coalizione.

L'Artiglieria di Federico V con i suoi dieci cannoni andò perduta.

Tilly si lanciò sui protestanti al grido di Santa Maria.

I Protestanti cominciarono a disertare ed egli ne profittò per spingere i Ribelli dove essi avevano programmato una vana difesa finale.

La battaglia che pose uomo contro uomo durò meno di due ore e devastò l'esercito boemo dissolvendolo e seminando cinquemila vittime contro un centinaio di perdite cattoliche.

Le conseguenze

I Cattolici avevano conseguito una vittoria decisiva al costo di perdite minime.

Tilly entrò in Praga e sedò la sommossa protestantica giustiziando ventisette degli Aristocratici che l’avevano fomentata.

Il Re d'inverno Federico V mentre la battaglia ancora infuriava era a pranzo nell’agio del suo palazzo e quando fu informato della drammatica disfatta accettò la concessione di otto ore per lasciare la città e darsi alla fuga con la moglie ed i suoi stretti consiglieri.

Raggiunsero i Paesi Bassi dopo aver fatto sosta in Slesia a Breslavia; poi proseguirono accettando la protezione dell’Elettore del Brandeburgo.

Non tentò nessuna azione di resistenza: la Popolazione non si era opposta agli Invasori e, malgrado la speranza di un inverno gelido e l’ipotesi che Belthen Gabor potesse entrare in Ungheria rompendo la tregua con l'Imperatore, prevalse il timore di finire ostaggio del Nemico.

Meglio rinunciare al proprio regno!

La Boemia fu annessa ai domini asburgici e fu sottoposta ad un regime di brutale repressione nel tentativo imperiale di restaurare il Cattolicesimo e germanizzare il territorio, provocando l’esodo di oltre trentaseimila famiglie.

Ferdinando II cancellò vecchi privilegi e antichi accordi: nel 1627 la legge costituzionale sull' ordinamento del paese o Obnovené zrízení zemské fu premessa del protoassolutismo e della imposizione della ereditarietà della corona.

La fase boema del conflitto apparve risolta ma la pur schiacciante vittoria cattolica non impedì che nei decenni successivi il fronte bellico si allargasse ancora una volta sfidando gli interessi imperiali e trasformandosi in una lotta per l’acquisizione della egemonia europea.

A Roma la chiesa di Santa Maria della Vittoria è dedicata a questa battaglia e conserva ancora gli stendardi conquistati ai battaglioni protestanti battuti.

Bibliografia

G. Schmidt: La Guerra dei Trent'anni

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