Nacque a Londra il 21 dicembre del 1118 e cadde sotto i colpi dei Sicari della Corona a Canterbury il 29 dicembre del 1170.
Aricivescovo; Lord Cancelliere del Regno dal 1154; Primate d’Inghilterra dal 1162, fu ostile ai propositi di ridimensionamento delle prerogative ecclesiali espresse da Enrico II col quale condivise una iniziale fase di mondanità.
A quel tempo, era descritto come un Uomo di potere; amante dello sfarzo; abilissimo Falconiere; Commensale di proverbiali banchetti; ma, con la morte del suo primo Mentore ovvero l’Arcivescovo Teobaldo di Canterbury, scelse un a vita morigerata.
Fin dall'infanzia era stato destinato alla carriera religiosa e, dopo la prima formazione conseguita nell’abbazia di Merton, aveva completato gli studi a Parigi per poi entrare alle dipendenze del Primate di Canterbury Thomas Bec.
Le sue doti culturali e politiche furono esaltate dagli studi del Diritto canonico, condotti prima a Bologna e dopo ad Auxerre: sei anni dopo il Concilio di Reims del 1148, fu ordinato Diacono e designato Prevosto ed Arcidiacono di Beverley.
Nello stesso anno, asceso al trono in successione di Stefano di Blois, Enrico II lo nominò Cancelliere del Regno e Custode del sigillo reale.
Inizialmente rifiutò l’incarico: …Se Dio mi permettesse di essere arcivescovo di Canterbury, perderei la benevolenza di vostra maestà e l’affetto di cui mi onorate si trasformerebbe in odio, giacché diverse vostre azioni volte a pregiudicare i diritti della Chiesa mi fanno temere che un giorno potreste chiedermi qualcosa che non potrei accettare, e gli invidiosi non mancherebbero di considerarlo un segno di conflitto senza fine tra di noi….
Il Plantageneto insistette e furono decisive le pressioni esercitate anche dal Cardinale e Nunzio Apostolico Enrico di Pisa perché egli accettasse.
Il 27 maggio del 1162 occupò la prestigiosa cattedra di Canterbury.
Il suo mandato fu esaltato da un gesto simbolicamente significativo: lasciò Londra; abbandonò la vita di lusso; vestì il cilicio e cominciò una quotidiana distribuzione di elemosine agli Indigenti.
In una manciata di settimane il Potente si era trasformato in Pastore ed era diventato il Personaggio più accreditato d’Inghilterra, come si deduce da una lettera dell’Abate Pietro di Troyes: …Chi non sa che voi siete secondo al re in quattro regni?...
Contro le aspettative dell'Episcopato e delle Baronie che ne avevano approvato la designazione, egli assecondò la grande opera riformatrice del Re nella limitazione dell’indipendenza dei Feudatari e nel consolidamento dell’autorità monarchica e, esperto anche nello Jus romano, favorì la creazione di una amministrazione centralizzata controllata dalla Curia Regis.
Avvalendosi dell’amicizia personale con Enrico II, che gli valse poi la nomina a Primate della intera Chiesa inglese, sostenne comunque ad oltranza gli interessi del Clero manifestando noncuranza per i progetti politici della Corona.
E i rapporti finirono col deteriorarsi.
La Corte secolare avrebbe potuto processare un Ecclesiastico che avesse commesso un reato?
Fu questa domanda alla base delle ostilità.
Enrico, in realtà, tentò di aggiogare Becket ed il Clero esigendo il giuramento di obbedienza ai costumi del regno ma la querelle si intensificò per il mancato chiarimento circa le definizioni degli stessi e la Chiesa, nel concilio di Westminster dell’ottobre del 1163, non volle sottomettersi.
Prima della fine d’anno, tuttavia, diverse Cattedre riconsiderarono le posizioni finché fu chiamato in causa Alessandro III perché persuadesse Becket che accettò di dare assenso alle consuetudini e le approvò con la riserva salvo ordine nostro et jure Ecclesiae.
Al Concilio di Clarendon del gennaio successivo, però, pur avendole accolte, rifiutò di sottoscrivere la dichiarazione che le codificava opponendosi ad alcuni dei sedici articoli del documento conciliare.
In esso, in realtà, Enrico II tentava di reprimere i poteri ecclesiali: non solo rivendicava il diritto di giudicare i Chierici e i Monaci, ma pretendeva di imporre tasse sui beni che la Chiesa destinava al sostentamento del Clero, al culto e all’assistenza degli Emarginati.
Soprattutto, voleva arrogarsi il diritto di selezionare Vescovi dai quali pretendeva un giuramento di vassallaggio con veto di diritto di appello al Papa.
Le Costituzioni elaborate in quella sede stabilivano, infine, che i Religiosi potessero essere processati da un Tribunale ecclesiale ma anche da un Tribunale laico.
In definitiva, la Common Law era il tentativo di codificare per iscritto antiche usanze e consuetudini feudali nel solo interesse del potere regale ed in contrasto con le posizioni ratificate dal diritto canonico e acquisite dalla Chiesa.
Quando Thomas ne lesse i dettagli, si espresse assai duramente: …Nel nome di Dio onnipotente, non porrò il mio sigillo….
Alla fine firmò, ma pretese l’inserimento della clausola: Salvo honore Dei.
A Northampton in una assise ad hoc chiarì il concetto: …Ponendo in salvo i diritti di Dio...
La sottigliezza giuridica infuriò Enrico II che oppose alla rigorosa intransigenza di Becket rigide rappresaglie: pretestuosamente, gli chiese anche conto di alcune somme di denaro prestategli al tempo in cui egli era Cancelliere e poi fece formale richiesta di condanna per lesa maestà ai Vescovi che proposero al Papa di deporlo per spergiuro.
Dopo un infocato scambio di opinioni, sentendosi minacciato ed al fine di guadagnare l’appoggio di Alessandro III esule in Francia, Thomas lasciò l’Inghilterra partendo dal porto di Sandwich il 2 novembre del 1164.
Su suolo francese fu ricevuto con deferente rispetto da Luigi VII che mirava a contenere le mire espansive di Enrico II, intenzionato ad annettere alla parte occidentale della Francia sotto il suo controllo anche la Contea di Tolosa.
Il Pontefice, invece, si tenne su una posizione di cauta neutralità.
Becket fissò dimora prima nel monastero cistercense della borgognona Pontigny, poi nell' abbazia benedettina di Sens continuando, dall’esilio, a stigmatizzare le decisioni del Sovrano inglese e a contrastarne ogni espediente teso a dotarlo della solidarietà papale.
Le risoluzioni di Clerendon furono congelate e trascorsero alcuni anni prima che le tensioni si ripianassero.
Il 6 gennaio del 1169 Enrico raggiunse la Francia e a Montmirail incontrò Thomas sollecitandolo al rientro in patria ma, privo di garanzie sulla propria incolumità e deciso comunque a non uniformarsi alle prescrizioni religiose della Corona, egli declinò l’invito.
Il 22 luglio del 1170 nella normanna Fréteval si giunse a una sorta di riconciliazione, rimettendo la questione alle decisioni di un futuro concilio.
Becket tornò in Inghilterra.
Il 1º dicembre successivo, tuttavia, maturò un nuovo aspro contrasto circa l'incoronazione di Enrico il Giovane celebrata dal Vescovo Ruggero di York.
Il Sovrano promise di riparare l’affronto ma si negò al bacio della pace.
Thomas chiese allora la sospensione di tutto il Clero che aveva partecipato alla cerimonia e nel giorno di Natale, dal pergamo della cattedrale di Canterbury, denunciò i Nemici che avevano profittato della sua assenza per sottrargli le sue prerogative.
Il commento di Enrico II fu lapidario: …Chi mi libererà da questi preti turbolenti?...
Quattro dei suoi Cavalieri lo presero alla lettera:
Reginald Fitzurse, Richard le Breton, Guglielmo di Tracy e Ugo di Morville senza remora alcuna raggiunsero la cattedrale di Canterbury.
Irruppero mentre il Primate officiava la Messa e gridarono Dov’è Thomas il traditore?.
Becket rispose …Sono qui, ma non sono un traditore, bensì un vescovo e un sacerdote di Dio.... Furono le sue ultime parole.
Morì trapassato dalle spade davanti all’altare maggiore diventando un Martire della libertà religiosa stroncato dall’assolutismo della ragione di Stato.
Era il 29 dicembre del 1170.
L’Inghilterra ne fu sconvolta.
Il 25 gennaio del 1171 l'Arcivescovo di Sens anatemizzò tutti gli Stati sotto giurisdizione di Enrico II, cui fu interdetto il diritto di accesso in Chiesa e scomunicò tutto il Clero che aveva ostacolato Becket.
Alessandro III condivise l’iniziativa.
Il Plantageneto protestò la propria estraneità al fatto di sangue e digiunò a lungo per dar prova di dolore.
Il 21 maggio del 1172 ad Avranches, i Legati papali lo assolsero.
Nel frattempo, l'emozione unanime suscitata dall'omicidio consumato nella casa di Dio ingigantì il culto del Martire canonizzato il 21 febbraio del 1173 nella chiesa di Santa Lucia a Segni.
Il Pontefice ne informò il Capitolo di Canterbury all’inizio del 1174.
Per quanto protestasse la propria estraneità al delitto, Enrico II dovette sottoporsi a una pubblica penitenza il 12 luglio successivo.
Thomas Becket divenne simbolo della resistenza cattolica all’assolutismo reale.
La sua memoria liturgica ricorre il 29 dicembre.
La cattedrale di Anagni ospita il cosiddetto oratorio di San Tommaso Becket, antico mitreo trasformato in luogo sacro cristiano alloggiato accanto alla cripta.
Il vano che lo accoglie è decorato da pitture che includono un ciclo veterotestamentario; un breve ciclo cristologico; Santi, Papi e un Giudizio universale con vergini sagge e folli e psicostasia.
Il programma iconografico della prima fase (1174-1179), presenta quattro episodi dei momenti finali della vita della Vittima, tra cui figura la scena dell'assassinio.
In esso è conservato un pregevole ciclo pittorico datato all'ultimo quarto del XII secolo: egli vi è rappresentato in piedi accanto al Cristo benedicente sulla parete di fondo.
Anche il Duomo di Marsala gli è dedicato: la leggenda racconta che una nave di trasporto di colonne corinzie destinate alla costruzione di una chiesa a lui dedicata in Inghilterra si arenò per una tempesta in quelle acque e la circostanza fu interpretata come manifestazione della volontà divina, in omaggio alla quale i Marsalesi fecero erigere la chiesa verso il 1177.
In realtà il culto di Becket in Sicilia fu introdotto da Giovanna, figlia di Enrico II d’Inghilterra e moglie del Re Guglielmo d’Altavilla per espiare le colpe del padre.
Nella serie di immagini a mosaico dell'abside dell’erigendo duomo di Monreale il Sovrano normanno volle l’effigie del Becket.
Anche una chiesa del quartiere Civita di Catania è dedicata al culto di Tommaso Cantuariense.
Nella abruzzese Caramanico Terme si trova la chiesa di San Tommaso Becket, residuo di un vasto complesso benedettino del XII secolo.
La friulana basilica di Aquileia esibisce una pala riferita al Santo; datata al 1180 e voluta dal Patriarca Ulrico di Treven: mostra il Primate di Canterbury alla sinistra di Cristo e sul lato opposto San Pietro. Il ruolo di Tommaso è evidenziato dalla circostanza che, al pari di Cristo, egli sfoggia un rotolo spiegato, simbolo dei diritti ecclesiali.
Nella chiesa di S. Lanfranco di Pavia il suo martirio è raffigurato in un affresco del ‘200.
Nella chiesa di S. Giorgio di Rualis un dipinto del XIV secolo ritrae la scena del martirio.
Analoga opera è posta all'interno della ex chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Spoleto.
La chiesa bolognese di S. Salvatore conserva un magnifico polittico ligneo in cui egli è effigiato.
Nel museo diocesano di Fermo è protetta la casula di San Tommaso, testimonianza dell'arte tessile di origine araba datata al 1116.
Nel museo diocesano di Treviso è conservato un grande dipinto del XII secolo raffigurante la scena del crimine.
Il duomo di Sansepolcro esibisce un affresco della fine del XIV secolo ritraente la Madonna in trono tra i santi Tommaso Becket e Caterina d'Alessandria.
Nel XIV secolo Geoffrey Chaucer scrisse I Racconti di Canterbury ispirandosi al pellegrinaggio annuale per visitare la tomba di Thomas Becket.
Alla drammatica vicenda si rifece il celebre dramma Assassinio nella cattedrale di Thomas Stearns Eliot e il Becket ou l'honneur de Dieu di Jean Anouilh.
Il martirio di Becket fu celebrato anche da Ildebrando Pizzetti nella tragedia Assassinio nella cattedrale.
Bibliografia
D. Knowles, Thomas Becket,
G. Beltrame, S. Tomaso Becket - nella storia, nel culto, nell'arte, in Europa
T. S. Eliot, Sassinament the catedral