Giugno 30, 2023

L’affare dei veleni

L'affare dei veleni fu più grande scandalo abbattutosi sulla Francia del XVII secolo e coinvolse la Corte capetingia poiché un congruo numero di Aristocratici, tra il 1677 e il 1682, fu processato e condannato con l'accusa di avvelenamento e stregoneria.

I fatti:
nel 1672, morto l'Ufficiale di Cavalleria Godin de Saint-Croix, nel suo carteggio privato furono rinvenuti scritti che accusavano la sua amante Marie-Madaleine d’Aubray, Marchesa di Brinvilliers, di aver avvelenato con l'acqua tofana₁ il proprio Padre, i due suoi Fratelli e sua Sorella per appropriarsi delle rispettive eredità.

Inizialmente la Nobildonna riparò in un convento per godere della protezione legale, atteso che i luoghi di culto non consentivano l'estradizione; tuttavia, uscita per un incontro romantico, una notte Ella fu arrestata dalla Guardia reale e, a margine di un sommario interrogatorio, giustiziata nel 1676.

L’inchiesta comunque si allargò e l’anno successivo si apprese che reati omicidiari erano stati commessi anche da insospettabili Esponenti della Nobiltà e delle Istituzioni: una tal Marie Bosse aveva, infatti, fornito veleno alle Mogli di alcuni Membri del Parlamento decisi a liberarsi dei Coniugi.

L’interrogatorio di Costei si risolse con la chiamata in causa della Fattucchiera di Corte Catherine La Voisin Deshayes e di un tal Adam Lesage.

Il Capo della Polizia Gabriel Nicolas de la Reynie perquisì a tappeto tutto il quartiere parigino di Saint-Denis, ove erano concentrati Professionisti della stregoneria e del paganesimo e molteplici arresti consentirono di stabilire la consumazione di commerci sordidi e in particolare di sostanza tossica.

Luigi XIV volle la istituzione immediata di un tribunale speciale che, composto da illustri Membri del Consiglio di Stato e presieduto dal Magistrato e Cancelliere di Francia Louis Boucherat, fu definito Camera ardente per i suoi arredi consistenti di drappi neri e fiaccole.

Furono citati in giudizio, con sentenze inappellabili, una lunga serie di Imputati: … Noi giudichiamo solo sulle prove, ma al Re sono sufficienti gli indizi

Proprio il Sovrano presiedette le udienze che, nel numero di oltre duecentodieci, impegnarono gli anni dal 1679 al 1682.

Furono escussi Soggetti di alto lignaggio come Antoniette de Mesmes Vivonne, coniugata con Louis Victor de Rochechouart, enfant d’honneur ed Amico personale di Luigi XIV; Claude Marie e Jaqueline du Roure; François Henri di Montmorency-Luxembourg; Maria Anna di Bouillon imputata dell’assassinio del Conte di Soissons; Pierre Bonnard; Elizabeth Hamilton, Dama di Palazzo; Mademoiselle des Oeillets e Mademoiselle Cato; la Viscontessa di Polignac; la Contessa di Roure; Madame de La Mothe; Olympie Mancini, accusata dell’ avvelenamento del proprio Marito Eugenio Maurizio di Savoia e della Nobildonna Louise de la Vallière.

Memore della relazione amorosa intrattenuta con Costei e della di lei parentela col Cardinale Mazzarino, il Sovrano la informò dell’imminente arresto favorendone la fuga nelle Fiandre.

Emerse altro: il solerte de la Reynie scoprì che, oltre ai venefici, erano stati commessi atti di stregoneria; soppressioni di Neonati, compiute durante le messe nere officiate da Sacerdoti scomunicati come l’Abate Étienne Guibourg; orge sataniche; profanazioni di ostie consacrate e contraffazione di valute.

I risultati delle indagini furono confermati dal ritrovamento del diario della La Voisin, che aveva anche praticato molti aborti clandestini e che aveva annotato i nomi dei Clienti e i compensi ricevuti.

L’intrigo accese una dura contrapposizione fra il Ministro della guerra Francesco Le Tellier de Louvois ed il Ministro delle Finanze Jean-Baptiste Colbert i cui Amici e Parenti, stando agli elementi di una indagine parallela e segreta aperta su richiesta del Re, risultarono implicati nella aberrante vicenda.

La Camera Ardente si pronunciò sui destini di quattrocentoquarantadue Persone di cui trentasei furono giustiziate, dopo aver subito indicibili torture; cinque furono condannate al carcere perpetuo; ventitré furono espulse dalla Francia e molte altre restarono sotto sorveglianza a vita.

La la Voisin fu passata al rogo il 22 febbraio del 1680 in Place de Grève.

A margine della sua esecuzione, la figlia Marguerite Monvoisin chiamò in causa Françoise Athénaïs di Montespan per aver partecipato ad esorcismi e per aver chiesto ed ottenuto dalla Condannata pozioni giuste a mantenerle l’attenzione sentimentale del Re.

La Favorita, peraltro, era accusata di aver partecipato a messe sataniche in cui venivano sacrificati piccole Creature di Popolane impossibilitate a mantenerle.

Ella fu, però, risparmiata per decreto del Re che fece improvvisamente chiudere le indagini e bruciare tutte le prove documentali a lei riferite.

La Marchesa, anzi, quale Madre di ben sei figli legittimati da Luigi XIV, restò a Corte e solo in seguito fu confinata in un convento parigino, ove si spense dieci anni dopo.

Note
1)L’acqua tofana fu un veleno largamente usato durante tutto il secolo e mutuò il nome dalla Cortigiana e Chimica palermitana Giulia Tofana, arricchitasi fornendo a Chi lo avesse richiesto lo strumento per liberarsi dei Coniugi, quando il divorzio non era riconosciuto. Del prodotto si venne a conoscenza quando una Cliente: la Contessa di Ceri, per uccidere il Marito utilizzò tutto il liquido della boccetta in una soluzione unica stimolando i sospetti dei Familiari. Le indagini si conclusero con l’arresto e la tortura della Tofana che ammise di aver venduto dosi sufficienti ad eliminare seicento Persone, in un periodo compreso tra il 1633 e il 1651. Il 5 luglio del 1659 Ella fu giustiziata a Roma, in Campo dei Fiori, assieme alla Figlia Girolama Spera e ad altre tre Sodali. Più avanti, altre quarantuno Donne furono strangolate nelle segrete dei palazzi o murate su disposizione del Tribunale dell’Inquisizione. Anche a Parigi fu largamente adottato quel tossico che macchiò il decennio 1670-1680. Nel XIX secolo del prodotto letale scrisse Alexandre Dumas che, nell’opera Il Conte di Montecristo affermò:… Noi parlammo signora di cose indifferenti, del Perugino, di Raffaello, delle abitudini, dei costumi, e di quella famosa acqua tofana di cui alcuni, vi era stato detto, conservano ancora il segreto a Perugia… Tra i Personaggi famosi forse avvelenati con l'acqua tofana, spiccano: Wolfgang Amadeus Mozart e Benedetto XIII. Il prodotto conteneva anidride arseniosa, limatura di piombo e antimonio ed estratto delle bacche di belladonna mantenendosi incolore, inodore, insapore e fortemente letale, facendo sembrare la morte apparentemente naturale.

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