Il Senatore Flavio Magno Aurelio Cassiodoro nacque forse a Scolacium verso il 485 e vi si spense intorno il 580.
Dall’opera Variae, apprendiamo che la sua era una delle più apprezzate famiglie siriane dei Bruttii; che il nome affondò radice nella memoria di un luogo di culto dedicato a Zeus in prossimità di Antiochia; che era imparentato con i Simmachi e con gli Anicii, cui apparteneva anche Boezio.
Da una sua lettera scritta per Teodorico, invece, si deducono notizie più dettagliate dei genitori e di un Parente di nome Heliodorus, Prefetto a Costantinopoli.
E’ certo che il bisnonno e il nonno fossero rispettivamente Vir Illustris e Diplomatici sotto Valentiniano III.
Da alcune altre sue missive, inoltre, si apprende che il genitore ricoprì il ruolo di Comes Rerum Privatarum e poi di Comes Sacrarum Largitionum nel governo di Odoacre; di Funzionario d'Amministrazione; di Governatore teodoriciano della Sicilia e, fino al 507, anche della Calabria. Tuttavia, se non è certo il luogo di nascita di Cassiodoro, è fondato ritenere che fosse presto avviato alla carriera pubblica; che fosse prima Consiliarius e poi Quaestor Sacri Palatii grazie al Panegirico composto per Teodorico; che fosse investito del Governatorato di Lucania e Bruttii, come si desume da documento indirizzato al Cancellarius Vitaliano; che nel 514 fosse designato Console.
S’ignorano elementi relativi ai dieci anni successivi, a parte la pubblicazione della Chronica del 519.
E’ provato, invece, che nel 523 fosse chiamato all’incarico prestigioso di Magister Officiorum del Palazzo, subentrando a Boezio e così divenendo Capo dell'Amministrazione Pubblica, degli Officia e delle Scholae Palatinae.
Politico, Letterato, Storico, Ministro e Consigliere del Regno romano /ostrogoto per i Re Teodorico, Atalarico, Teodato e Vitige, propugnò la conciliabilità di fede e ragione e istituì una università a modello di quelle di Alessandria e Neocesarea-Nisibi interpretandovi la Bibbia sul modello della tradizione patristica; riassumendovi Teologia, Grammatica e Storia; sostenendovi l’incontro fra cultura classica e cultura medievale; riconoscendo alla Matematica un valore dottrinale assoluto; indicando in Omero, Virgilio, Demostene e Cicerone le più alte espressioni della Poesia e dell’ Oratoria.
Morto Teodorico, nel 526 egli fu Ministro di Amalasunta durante la reggenza del minore Atalarico.
Fu forse allora, che la sua potenza si appannò per poi riaffermarsi quando, nel 533, gli fu conferito dallo stesso Sovrano il titolo di Prefetto del Pretorio per l’Italia.
La morte precoce di costui, tuttavia, e la manifesta ostilità di Giustiniano nei confronti degli Ostrogoti segnarono una battuta d’arresto cessata solo nel 535, quando i Re Teodato e Vitige gli confermarono il ruolo fino a tutto il 537.
In quell’anno, Cassiodoro si ritirò a vita privata e, al termine di una prestigiosa carriera e della Guerra Gotica si stabilì a Squillace fondandovi il Monastero di Vivario e l’annessa biblioteca.
Ancora nelle Variae, sono raccolte le ultime lettere scritte per la Corona ma la conclusione della sua vicenda privata e pubblica viene taciuta.
E’ noto solo che, a fronte dell'avanzata bizantina, si ritirasse a Ravenna e che nel 540 la città fosse conquistata dagli Imperiali.
Da quel momento e per dieci anni non si hanno di lui tracce.
Si trasferì a davvero a Squillace in quel periodo o soggiornò ancora a Ravenna?
Di fatto, lo si ritrova nel 550 al seguito di Papa Vigilio a Costantinopoli ed è ipotizzabile che, a fine guerra verso il 554, nella cornice degli eventi che facilitarono l’invasione longobarda, pur restando fedele all’Imperatore, ormai stanco del clima di violenza diffusa abbandonasse la politica e fondasse il Vivarium realizzandovi una fusione fra l’ideale contemplativo classico e quello cristiano della preghiera operosa.
Anche di questa fase si conosce poco, ma si può ritenere che non avesse moglie né prole ed è fondato credere che al Vivarium trascorresse il resto del suo tempo, dedicandosi allo studio e alla scrittura di opere didattiche per il Clero: vi pose in essere, infatti, uno Scriptorium per la raccolta e riproduzione di manoscritti, facendone modello per i monasteri medievali.
E’ altresì sicuro che intorno ai novant'anni componesse il De ortographia, utile alla corretta trascrizione degli Autori antichi.
Il pensiero e l’esperienza di Vivarium
Consapevole della necessità di salvare il patrimonio culturale imperiale, Cassiodoro collaborò con i Popoli nuovi che avevano superato i confini dell’Impero e, formatosi su Girolamo e Agostino, si propose Uomo/sintesi della tradizione romano/cristiana e della Cultura gotica, certo della provvidenzialità del Movimento monastico cui dedicò le proprie ricchezze materiali e le proprie tensioni spirituali impegnandosi negli studi filosofici, teologici ed esegetici.
L'obiettivo cruciale al suo progetto, in risposta occidentale al Monachesimo orientale; alla insicurezza del momento politico e al malessere delle Genti italiane, restando in linea con l’attività benedettina risiedette nell’accreditare il Regno di una conduzione fondata sulla paritaria collaborazione tra Trono e ceto senatoriale, così legittimando il Re nei confronti dell'Impero e ponendolo in una posizione di prestigioso primato rispetto agli altri Sovrani barbari.
Tale visione non era legata al concetto di ecumenicità imperiale, ma al conseguimento di autonomia dell’Italia romano/ostrogota rispetto alla Corte di Costantinopoli e di egemonia rispetto alle altre realtà statuali, ruotando intorno alla visione di civilitas e in essa ponendo l’osservanza delle Leggi e della Romanità quanto la coesistenza sociale, giuridica ed economica di Romani e Stranieri.
Il Regno goto avrebbe dovuto farsene garante in omaggio all’otiosa tranquillitas in grado di produrre armonia tra prescrizioni divine e tradizione imperiale romana ispirata a Traiano; tuttavia, col governo di Amalasunta e Teodato il principale modulo di riferimento fu quello dell'Imperatore/ Filosofo: un ideale etico/politico imbevuto di neoplatonismo.
La data di fondazione di Vivarium è incerta pur se collocata nel 554, in coincidenza col ritorno di Cassiodoro da Costantinopoli.
E’ probabile che una prima bozza fosse già stata concepita, ma l’ipotesi non è suffragata da Fonti poiché le Variae erano state già pubblicate e nessun’altra opera ne trattò.
Malgrado si colga negli ultimi elaborati un netto avvicinamento al Cristianesimo, il convento nacque sull’impegno di copiatura, conservazione e studio dei volumi classici e della Patristica occidentale.
La sua peculiarità fu, pertanto, lo Scriptorium.
Sono, invece, ignote le forme della organizzazione monastico/religiosa.
Si ritiene che la Regula magistri pilastro della Regola benedettina sia proprio opera di Cassiodoro; ma la tesi è smentita da citazioni contenute nelle Institutiones, rivelanti le abitudini conventuali come inquadrate nelle comuni regole coeve e, in alcuni passaggi, indicanti lo stato laico di Cassiodoro forse collegato al cenobio solo dall’esterno.
Il nucleo di Vivarium fu la Biblioteca.
Il nome fu mutuato da una serie di vivai ittici deputati a simboleggiare il concetto di Cristo come Ichthys.
L’edificio, nel quale si condussero anche studi di Medicina, sorse nella contrada San Martino di Copanello nei pressi del fiume Alessi.
Nell’area fu rinvenuto un sarcofago del VI secolo, associato a graffiti devozionali e reputato sito di sepoltura dello stesso Cassiodoro.
Quanto ai Monaci: quelli non idonei ai servizi strettamente culturali, erano impegnati nella cura di orti e campi, mentre gli Istruiti si occupavano dell’analisi delle Sacre Scritture e delle Sette Arti Liberali ed erano divisi in Notarii, Rilegatori e Traduttori.
Da essi, egli volle tre diverse edizioni della Bibbia e seguì personalmente la ricopiatura di altri testi legati alla Cristianità, a partire da quelli ritenuti profani: le Antiquitates di Giuseppe Flavio e l’Historia tripartita.
Altri scritti, legati alla fase teodoriciania, sono le Laudes; la Chronica e l'Historia Gothorum.
Della prima si hanno solo due frammenti; della terza una epitome; la seconda, invece, narra dei poteri temporali, dai Re assiri ai Consoli del Tardo Impero, visitando l’intera storia romana e citando come Fonti Eusebio, Gerolamo, Livio, Aufidio Basso, Prospero d’Aquitania.
Restano, poi, datati fra il 522 e il 538 e riferiti a notizie familiari, frammenti dell'Ordo generis Cassiodororum.
Su tutte le opere dominano le Variae ovvero una raccolta di documenti ufficiali elaborati tra il 537 e il 540 e il De Anima, estraneo a interessi politici e fondato su temi di Spiritualità.
In ambito religioso, invece, spicca il commento ai Salmi intitolato Expositio Psalmorum.
Nel periodo del Vivarium si collocano, infine, le Institutiones e il De ortographia, scritta quando Cassiodoro aveva circa novant'anni.
L’impegno filosofico
Se Boezio sintetizzò la tradizione filosofica di Platone e di Aristotele, Cassiodoro avviò, a beneficio dei Posteri, la protezione dei retaggi del mondo greco fondendolo con la tradizione latino/cristiana e salvandone dal definitivo naufragio gli elementi spirituale e culturali romani.
Attinse a sant'Agostino; guardò alle arti del Trivio: Grammatica, Dialettica e Retorica e del Quadrivio: Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia e, sulla base della sua formazione religiosa, interpretò lo studio dei classici come propedeutico allo studio delle Scritture.
Dopo essere stato ministro di Teoderico e, poi, di Teodato con un singolare ruolo ambiguo nell'assassinio di Amalasunta che scatenò la guerra con Giustiniano, fra il 535 e il 536 tentò di organizzare a Roma, d'accordo con Papa Agapito, una scuola di Teologia ispirata all’alessandrino Didaskaleion: una sorta di università cristiana. Il progetto, tuttavia, fallì, anche per l'inizio della guerra fra Goti e Bizantini, così come era fallito il tentativo di fusione tra Romani e Barbari cui aveva collaborato con una storia degli Ostrogoti o Getica poi andata perduta; conosciuta solo attraverso un compendio di Jordanes e divenuta un epos nazionale di quel Popolo.
A quel punto, mentre l'Italia cadeva nella più complessa crisi della sua Storia, Cassiodoro si ritirò nel chiostro da lui fondato nella calabra Vivarium: vi avrebbe seminato tra i suoi Monaci le basi di un mondo a venire saldato al meglio del mondo passato; vi organizzò una vasta mole di attività culturali, a partire dalla ricopiatura delle opere classiche pagane e cristiane; pianificò un modulo monastico che esercitò notevole influenza sul movimento benedettino.
Accompagnò alle Varia; alla Chronica; alla Historia ecclesiastica tripartita, le celebri Institutiones, suddivise in De institutione divinarum litterarum e in De artibus ac disciplinis liberalium litterarum e, infine, consapevole dell’esiguo livello di istruzione dei suoi Monaci, compose il De ortographia lasciando al De Anima (in appendice alle Variae) tutto il senso filosofico della sua produzione: problemi della natura dell'anima; sua radicale incorporeità; sua sorte dopo la vita; peculiarità della esistenza terrena e caratteristiche della vita eterna; Dio.
Il pensiero fu influenzato da Sant’Agostino e dalle sue connessioni con Platone e i neoplatonici e, trattando l’argomento della forma dell’anima intese riferirsi alla sua incorporeità attraverso la geometria. Quanto al suo destino post mortem, saldò le tesi di Platone e Plotino alle tesi della Chiesa cattolica immaginando un inferno e un paradiso fortemente realistici e tali da incidere anche sulla visione dantesca e sul messaggio ascensionale implicito nelle grandi cattedrali romaniche e gotiche.
…Alcuni autori dissero che la natura di questa sostanza è ignea, perché essa vive sempre come una viva fiamma e perché vivifica con il suo calore le membra congiunte al corpo… Noi invece preferiamo dire piuttosto, per non incorrere in alcuna empietà, che l’anima è una luce, perché è immagine di Dio… Ora, essendo immagine, l’anima ha con Dio una certa somiglianza; ma non può avere lo stesso lume che ha la verità. Ebbene quella luce, da noi tenuta come un ineffabile mistero, presente interamente ovunque senza essere vista, è il Padre, il Figlio e lo Spirito santo; una sola essenza e una sola sovrana potenza, splendore sopra tutti gli splendori, gloria impossibile a celebrarsi, che solo una mente purissima e abbandonata a Dio può sentire almeno in qualche aspetto, ma che tuttavia non riesce a spiegare in maniera appropriata….Ora vediamo se si debba credere che le anime - di cui già abbiamo affermato l'incorporeità - abbiano una forma…. Anzitutto conviene conoscere che cosa è veramente la forma in se stessa… poiché ogni forma è in una superficie o in un corpo - e una superficie si dà solo in un corpo solido e palpabile e poiché è chiaro che l'anima è esente da queste cose, non si deve per nulla credere che le anime abbiano una forma, ma esse permangono nella propria qualità sostanziale senza avere figura e corpo…. Mi chiederete, forse, che cosa facciano le nostre anime dopo questa vita, e quale sia la loro condizione… La morte è separazione dell'anima dal copro, è l'assenza di questa vita, senza più i desideri e le necessità della carne. … saremo nell'impossibilità di compiere sia il bene sia il male, e, fino al giorno del giudizio, soffriremo per il male compiuto, oppure godremo delle nostre buone azioni...
Si è a fronte di sforzo e di un impegno etico e spirituale e teologico gigantesco, rivelante uno spessore intellettuale formidabile nel tentativo di fornire una possibile continuità fra il vecchio ed il nuovo Occidente giusta a prevenire la deriva culturale dalla durata imprevedibile.
Bibliografia
F. Cardini: Cassiodoro il Grande. Roma, i barbari e il monachesimo
A. Giardina: Cassiodoro politico
M. Vitiello: Il principe, il filosofo, il guerriero: lineamenti di pensiero politico nell'Italia ostrogota