Luglio 3, 2023

Le defenestrazioni di Praga

La prima defenestrazione di Praga avvenne il 30 luglio del 1419 e consistette nell'assassinio di sette Membri del Consiglio cittadino da parte di un folto gruppo di Cechi hussiti, derivandone un conflitto sociale e religioso durato fino al 1436.

Cominciò con l’iniziativa del Sacerdote riformato Jan Želivský della chiesa della Vergine della neve.

Egli organizzò una processione lungo le vie della città, fino al Municipio della Novoměstská radnice, nella piazza Karlovo náměstí, per protestare contro il rifiuto ad uno scambio di Detenuti riformati.

Il Corteo era motivato dal montante malessere che, causato dall'ineguaglianza tra le posizioni aristocratiche e la Chiesa, si coniugava con un crescente nazionalismo e una intensificazione della influenza delle correnti radicali, indignate dalla corruzione della Curia romana.

Un sasso lanciato da una finestra colpì il Prete e stimolò la reazione della folla che, guidata dal mitico ed orbo Condottiero Jan Troznovski detto Žižka, irruppe nel palazzo consiliare.

La altissima concitazione si risolse nella cattura di un Giudice, del Borgomastro e di alcuni Consiglieri che, gettati sulla strada da una finestra, non sopravvissero al successivo linciaggio.

Alcune Fonti assumono che, informato dei fatti, Re Venceslao IV fu colpito da un fatale malore.

Seconda defenestrazione

La seconda defenestrazione data al 24 settembre del 1483 fu causata dalle tensioni tra Hussiti conservatori e Hussiti radicali.

In realtà, anche se le guerre hussite erano cessate con la vittoria e la ripresa del potere della parte cattolica, le contrapposizioni non si erano risolte.

Il lungo periodo dell'anarchia finì con l'elezione del nobile riformato Jiří z Poděbrad a Re di Boemia e, alla sua morte, con la designazione del cattolico Ladislao VII Jagellone.

Egli, con l'appoggio degli Riformati conservatori, cercò di risolvere radicalmente la situazione religiosa nella capitale esiliando o facendo uccidere i Radicali che quel giorno entrarono nei Municipi cittadini; assassinarono e poi lanciarono dalle finestre il Borgomastro ed altri membri del consiglio.

Terza Defenestrazione

La terza defenestrazione si svolse il 23 maggio del 1618, quando alcuni Nobili protestanti, contro il veto d'erigere propri luoghi di culto, reagirono scaraventando dalle finestre del castello di Praga J. Martinic e V. Slavata, Legati dell’Imperatore Mattia d'Asburgo.

Dal 1526 il regno di Boemia era governato dagli Asburgo che non avevano mai imposto il principio del Cuius eregio, eius religio alla maggioranza protestante locale.

Sfibrato dalle avverse sorti della guerra con i Turchi e dal peggioramento della instabilità mentale, per aumentare la propria influenza, l’Imperatore Rodolfo II stava per essere sostituito alla guida dell’Impero dal fratello minore Mattia quando, per aumentare la propria influenza in Boemia, promulgò la Lettera di maestà attraverso la quale assicurava ai Sudditi non solo la libertà di culto ma anche il diritto di costruire chiese e scuole confessionali.

Egli però si spense nel 1612 ed il germano gli subentrò al trono eleggendo, cinque anni più tardi, alla guida della Boemia il bigotto cugino Ferdinando II, acceso Sostenitore della Controriforma e ostile ai Protestanti e ai diritti accordatigli.

Lo scontro aperto maturò quando Costui negò la costruzione di alcune chiese su terreni appartenenti alla Curia romana che, invece ad avviso dei Riformati, erano di proprietà della Corona dalla quale erano stati appena ceduti proprio per eludere la Lettera di Maestà di cui avevano denunciato la violazione.

Al Pražský hrad, il 23 maggio del 1618 alcuni Esponenti della Nobiltà aizzati dal Conte Thurn marciarono sul castello di Hradcany ove si trovavano tre Luogotenenti degli invisi Asburgo: Jaroslav Bořita z Martinic, Vilém Slavata e Filip Fabricius.

Una volta al loro cospetto, egli ordinò ai Suoi di defenestrarli ignaro di accendere con quel gesto la miccia della Guerra dei Trent’Anni.

Senza pietà né remore li lanciarono dalle finestre dell’edificio da un’altezza di circa quindici metri ma nessuno riportò lesioni o gravi ferite per la pendenza del terreno, che attenuò l'impatto assieme alla mole di letame depositatavi dai Contadini.

L’Imperatore investì Fabricius del titolo nobiliare von Hohenfall ovvero di Altacaduta.

La sopravvivenza dei tre fu interpretata negli ambienti cattolici come un segno di volontà superiore: Dio approvava la lotta cattolica.

L’ambizioso e culturalmente modesto Ferdinando, che aspirava alla tiara imperiale, fece sapere che due suoi eserciti erano pronti a liquidare i Ribelli.

Il Conte von Thurn che disponeva di poche migliaia di uomini se ne allarmò: fu allora che l’Elettore palatino Federico, calvinista e genero del Sovrano d’Inghilterra, offrì di sostenerlo in cambio della corona boema.

E nuovi eventi si susseguirono:

il 20 marzo del 1619 Mattia morì lasciando a Ferdinando il regno di Boemia e l’eredità dell’Impero.

Il 17 agosto la Dieta boema depose Ferdinando e proclamò Re Federico.

Il 28 successivo i Grandi Elettori cinsero il capo del ventiduenne Ferdinando della corona imperiale con quattro voti contro tre.

Egli si pentì d’averla accettata: come calvinista riscuoteva l’ostilità sia dei Cattolici che dei Luterani.

Il Suocero gli consigliò di abdicare, ma egli ne fece una questione d’onore.

Ancorché colto, raffinato, bello e fortemente influenzato dalla moglie, il suo regno fu una catastrofe per i Sudditi: appena giunto a Praga fece rimuovere dalle chiese altari ed immagini iconiche sollevando la corale indignazione degli ambienti rurali.

La circostanza chiamò in causa l’Imperatore che gli pose un ultimatum: se entro l’1 giugno del 1620 non avesse deposto la tiara, lo avrebbe dichiarato Fuorilegge; poi si riconciliò ad Ulm con la comunità protestantica assicurandosi il sostegno dell’Elettore Giovanni Giorgio di Sassonia.

Malgrado fosse abbandonato da tutti, Federico resistette.

Le forze imperiali repressero la reazione ed invasero i territori in fermento conseguendo la vittoria della Montagna Bianca che ricattolicizzò forzatamente l’intero territorio.

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