Luglio 3, 2023

Plot Popish

Il Popish Plot fu un falso complotto che, ideato dal Chierico Titus Oates, dal 1678 al 1681 generò in Inghilterra ed in Scozia una serie di movimenti anti-cattolici.

Egli denunciò l’essere in atto una cospirazione per assassinare Carlo II.

La circostanza portò all'esecuzione di almeno ventidue Uomini e alla crisi dell'Exclusion Bill¹; ma, alla fine, il groviglio di accuse gli si ritorse contro e lo condusse al carcere con l’imputazione di spergiuro.

Maturato nella Popolazione protestante inglese, il complotto papista esitava dalla Riforma anglicana e da un montante sentimento di ostilità alla Chiesa di Roma.

Il piano riformista cominciò nel 1533 quando per impalmare Anna Bolena, Enrico VIII avanzò richiesta di annullamento delle nozze contratte con Caterina d’Aragona.

L’istanza fu respinta e i rapporti fra Corte e Papato si incrinarono fino alla rottura definitiva.

Il Sovrano sciolse i monasteri e si autovocò a Referente della fede, sollevando la reazione della Nazione in gran parte ancora di confessione cattolica.

Con l'ascesa al trono del figlio Edoardo VI, l’Inghilterra divenne protestante.

Furono allora soppresse tutte le istituzioni cultuali romane; ma, al Re successe la sorellastra Maria I, figlia di primo letto di Enrico VIII.

Ella riconciliò la Chiesa inglese con la Chiesa di Roma attraverso due azioni assai impopolari: sposò il cugino Filippo II, Testimone di una Spagna insanguinata dagli orrori della Inquisizione in danno di Protestanti ed Eretici e mandò al rogo trecento Riformisti, così avviando un clima di odio e contrapposizioni nel Paese fino a diffondere la convinzione che Potenze estere complottassero contro l’Inghilterra.

I rapporti col Papato furono nuovamente sospesi dalla protestante Elisabetta I, figlia del secondo letto di Enrico VIII: Ella accantonò il cattolicesimo e diverse Potenze europee non la riconobbero Regina, favorendo la cugina Maria di Scozia sullo sfondo della Sollevazione del Nord; del Complotto Ridolfi e del Complotto Babington nei quali si progettò di assassinare l’Una ed insediare l’Altra con il supporto spagnolo.

Maria fu arrestata e decapitata nel 1587.

Il drammatico evento ed il supporto di Elisabetta alla Rivolta olandese nei Paesi Bassi indussero Filippo II a tentare nel 1588 l'invasione dell’Inghilterra con la Invincible Armada, ma l’iniziativa si risolse in un clamoroso fallimento e rafforzò la sensazione di un diffuso fronte cospiratorio antiinglese saldato alla certezza che Dio parteggiasse per i Protestanti e che avesse impedito lo sbarco spagnolo.

L’anticattolicesimo raggiunse il suo massimo picco nel 1605, quando fu scoperto il Gunpowder Plot.

Dei Complottisti provarono a condizionare il regime riformista di Giacomo I facendo saltare in aria Re e la sua Corte durante la tradizionale cerimonia annuale di apertura del Parlamento.

Guy Fawkes, incaricato degli esplosivi, fu scoperto la notte avanti all’attentato.

La portata della cospirazione persuase gli Inglesi che i Cattolici erano una frangia pericolosissima e da annientare per salvare il Paese.

Negli anni successivi, anche la Guerra dei Trent’anni fu vista come un tentativo da parte dei cattolici Asburgo di abbattere il Riformismo in Germania.

La politica di Carlo I e la sua riforma ecclesiale assieme alle decisioni assunte nei confronti della High Church furono interpretate come posizioni pro-cattoliche, tanto più in considerazione delle sue nozze con Enrichetta Maria di Francia.

Tali circostanze, saldate agli orrori consumati in Irlanda, furono alla base della guerra civile inglese che, fra il 1642 ed il 1648 causò l’abolizione della monarchia e il rigetto totale del cattolicesimo.

La restaurazione del Regime attuata nel 1660 da Carlo II favorì la reazione ad ogni dissenso religioso, fino alla discriminazione legale, in una fase in cui il clima sociale fu appesantito dal disastro della Grande peste di Londra del 1665 e dal Grande incendio di Londra del 1666.

Circolarono voci di responsabilità dei Cattolici anche in questo secondo evento: furono chiamati in causa i Gesuiti e fu dubitata la fede del Re che aveva sposato la cattolica Caterina del Portogallo; si era alleato della Francia colpevole di cruente opposizioni ai Protestanti ed era fratello di Carlo Duca di York, di salda fede romana.

Nel 1672, Carlo emise la Royal Declaration of Indulgence con la quale sospese tutte le leggi penali specifiche contro i non Protestanti, scatenando il timore che i Cattolici potessero riaffermarsi e riaccendere il conflitto fra Corona e Parlamento.

Nel dicembre del 1677 un manoscritto anonimo allarmò Londra assumendo che il Papa avesse imposto le riforme varate dal Re.

Gli anticattolici Titus Oates e Israel Tonge vi accusavano i Vertici della Curia romana di aver commissionato ai Gesuiti l’assassinio di Carlo II.

La loro denuncia indicava cento fra Responsabili e Fiancheggiatori di una cospirazione tesa a liquidare il Sovrano e a rimpiazzarlo con un Re indicato da Potenze cattoliche.

Una copia del documento fu introdotta nella casa del Medico Sir Richard Barker ed il giorno successivo esibita al Chimico Christopher Kirkby, che decise di informarne la Corona.

Il 13 agosto del 1678, egli incontrò Carlo nel St. James’s Park e lo informò.

La circostanza fu minimizzata, ma egli si disse a conoscenza dei Registi del piano criminale e rivelò che essi disponevano anche di un piano alternativo: se non fossero riusciti a sparare a Carlo, il Medico della Regina sir George Wakeman lo avrebbe avvelenato.

Alla richiesta di elementi di prova, Kirkby replicò ricorrendo alla testimonianza di Tonge, ben al corrente dei fatti.

Il Testimone fu escusso da Thomas Osborne, Lord Danby, Lord High Treasurer cui mentì assumendo di aver rinvenuto il manoscritto ma di non conoscerne l’Autore.

L’inchiesta

Il Governo prese sul serio la vicenda.

Lord Danby chiese una indagine.

Carlo II la ritenne inutile escludendo che le circostanze fossero destituite di fondamenti e chiese il riserbo per evitare la diffusione di un sospetto quanto improbabile regicidio; tuttavia, la notizia pervenne al Duca di York che sollecitò pubblicamente l’urgenza di un’inchiesta.

Emerse presto il nome di Oates, accusato di aver incontrato Giovanni d’Austria Reggente di Spagna.

Il Re allora si confrontò col Legato francese in Inghilterra Paul Barillon, cui espresse la convinzione che Oates fosse un mitomane.

Il 6 settembre Costui fu convocato dal Magistrato Edmund Berry Godfrey ed ammise di aver partecipato ad un raduno di Gesuiti nella londinese Taverna del Cavallo Bianco il 24 aprile del 1678.

A suo avviso, nella riunione si sarebbe definito il tempo e il modo dell’assassinio di Carlo II: pugnalato da un Sicario irlandese; o liquidato con un colpo di archibugio gesuitico; o eliminato dal Medico di Corte.

Oates e Tonge furono convocati e interrogati il mese successivo davanti al Privy Council.

Il 28 settembre rilasciarono quarantatré accuse contro segmenti di Ordini religiosi cattolici chiamando in causa cinquecentoquarantuno Gesuiti; pezzi di Nobiltà complice; Sir George Wakeman ed Edward Colman, Segretario di Maria Beatrice d’Este Duchessa di York.

Dagli approfondimenti d’indagine emerse che quest’ultimo aveva intrattenuto una fitta corrispondenza col gesuita francese Ferrier, Confessore di Luigi XIV.

Sulla base del presunto progetto di riorganizzare un Parlamento incline alla Francia, fu condannato a morte per tradimento.

Wakeman fu, invece, riconosciuto innocente.

Ad Oates furono mostrate poi cinque lettere contenenti dettagli sulla congiura: benché fosse accusato di averle scritte di suo pugno, egli sciorinò i nomi dei singoli Autori ovvero William Fogarty, il Primate di Dublino Peter Talbot, Samuel Pepys, il Barone John Belasyse ed altri ottantuno.

L’inchiesta andò avanti fino all'omicidio di Edmund Berry Godfrey, Membro del parlamento ed acceso Protestante.

Il rinvenimento del suo corpo orrendamente mutilato sollevò una corale pubblica indignazione.

Il delitto fu imputato ai Cattolici dei quali i Lords chiesero il bando nel raggio di venti miglia da Londra.

Il 30 settembre Carlo emise l’ordinanza.

Oates sfruttò il crimine come prova di veridicità delle proprie affermazioni.

L'uccisione di Godfrey e la scoperta delle lettere di Edward Coleman accreditò le sue dichiarazioni.

Richiamato ad ancora testimoniare prima alla Camera dei Lords e poi alla Camera dei Comuni il 23 ottobre del 1678 sostenne di aver anche visto diversi contratti omicidiari, firmati dal Superiore Generale dei Gesuiti per eliminare Carlo II e sostituirlo con un Re cattolico.

Le responsabilità della morte di sir Edmund Godfrey, intanto, restarono irrisolte ma, in quei giorni, William Bedloe: amico di Oates, denunciò il Cesellatore Miles Prance che a sua volta citò tre suoi Lavoranti: Berry, Green e Hill.

Essi furono sommariamente processati e decapitati nel febbraio del 1679.

E presto ne emerse l’innocenza: sotto tortura, Prance ne aveva fatto il nome per riottenere la libertà.

Informato degli eventi, il Sovrano convocò il parlamento in seduta plenaria continuando a diffidare di Oates, ma i Lord pretesero ulteriori approfondimenti investigativi.

È opinione di questa Camera chi vi sia in atto un terribile e diabolico complotto progettato dai Papisti col tentativo di assassinare il Re

Tonge fu escusso il 25 ottobre 1678 ed evidenziò il ruolo dei Cattolici nel Grande Incendio di Londra.

Il 1º novembre, le Camere pretesero una indagine dalla quale risultò che il francese Choqueux deteneva nella propria abitazione un deposito di polvere da sparo.

L’Inghilterra cadde nel panico, ma presto si apprese che egli era solo il Fuochista reale.

Aristocrazia cattolica sotto processo

Oates accusò cinque Lords cattolici di coinvolgimento nel complotto: il Marchese di Powis William Herbert; il Visconte di Stafford William Howard; i Baroni Henry Arundell, William Petre e John Belasyse.

Il Sovrano respinse le accuse ma il Conte di Shaftesbury Anthony Ashley Cooper li fece arrestare e deportare nella torre di Londra il 25 ottobre del 1678 e poi chiese pubblicamente che Giacomo, fratello cattolico del Sovrano, fosse escluso dalla successione così aprendo la Exclusion crisis.

Il 5 novembre del 1678, il popolo arse in piazza le effigi del Papa e non quelle di Guy Fawkes come da tradizione inglese nel giorno di Ognissanti.

Alla fine dell'anno, il Parlamento approvò un secondo Test Act che escludeva i Cattolici da entrambe le Camere.

Il 1º novembre 1678, la Camera dei Comuni discusse la posizione dei cinque Lords.

Il 23 novembre successivo tutte le carte di Arundell furono sequestrate e valutate.

Il 3 dicembre gli Imputati furono deferiti a giudizio per alto tradimento.

Ad inizio del nuovo anno il Parlamento fu sciolto.

Nel marzo del 1679 la discussione riprese e il 10 aprile Arundell e tre dei suoi Sodali furono condotti alla Camera dei Lords per difendersi dalle accuse.

La votazione che ne seguì il 24 aprile successivo non portò a risultati definitivi e il 26 aprile i Detenuti furono ancora riportati avanti alla Camera dei Lords.

Il processo fu fissato per il 13 maggio, ma una querelle tra le due Camere sulle procedure e sulla opportunità di irrogare ai Vescovi la pena capitale spostò l'avvio del dibattimento al 30 novembre del 1680.

In quella data fu condannato a morte Lord Stafford, decapitato il 29 dicembre.

Il 30 successivo fu ordinato di procedere contro Arundell e gli altri tre prigionieri, ma l'improvvisa morte di William Bedloe sospese i lavori.

Lord Petre morì nella Torre di Londra nel 1683; i suoi Compagni vi restarono fino al 12 febbraio del 1684 quando fu accolto l'appello alla Court of King’s Bench.

Il 21 maggio 1685 Arundell, Powis e Belasyse si presentarono alla Camera dei Lords con petizioni esigenti l'annullamento delle accuse.

Il 1º giugno 1685 la loro libertà fu assicurata e fu anche emesso il 4 giugno un bill of attainder che riabilitò la memoria di Stafford.

Il 24 novembre 1678, Oates accusò la Regina di cospirazione col Medico del Re, per avvelenarlo con la complicità di William Bedloe membro della malavita locale.

Carlo volle personalmente sentire l’Accusatore; ne colse le imprecisioni e le contraddizioni; ne ordinò l’arresto immediato.

La crisi costituzionale in atto produsse il rilascio del Detenuto in un clima di ossessiva isteria.

Roger North scrisse sembrargli …che il Gabinetto dell'Inferno si fosse aperto

Chiunque fosse appena sospettato di essere cattolico, veniva espulso da Londra.

Il Banchiere William Staley, ubriaco, parlò male del Re: fu sommariamente processato e giustiziato.

Intanto Oates, che aveva ricevuto un appartamento a Whitehall ed una pensione per i servigi resi allo Stato, formulò nuove accuse sostenendo che si progettava di assassinare il Sovrano con pallottole d'argento per evitare la guarigione delle ferite.

Si sparse anche voce che i Francesi stessero per invadere l'Inghilterra dall'isola di Purbeck.

In definitiva, era evidente che Oates e Bedloe erano supportati da altri Informatori: il noto criminale Stephen Dangerfield; Stephen Sugdale; Robert Jenison e Edward Turbeville che, per ritorsioni personali, accusarono Innocenti.

Dugdale in particolare impressionò il Re che cominciò a dar credito al complotto mentre la Pubblica Opinione iniziò a reagire: le esecuzioni sommarie di Sacerdoti innocenti e dello stesso Lord Shaftesbury indussero alla ripulsa verso Oates e la comminazione della pena capitale agli Arcivescovi Plunkett e Talbot, in Irlanda, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Dopo la morte di oltre venti Innocenti tra cui il Primate di Armagh Oliver Plunkett, il 1º luglio del 1681, il Chieg Justice William Scroggs avviò i primi proscioglimenti dalle accuse con l’assenso del Re, incline alla clemenza forse anche in ragione dell’Act of Indemnity and Oblivion.

Al processo di sir George Wakeman e di altri Uomini di Chiesa sub judice, egli esercitò pressioni sulla Giuria perché gli Imputati fossero assolti e il Re approvò l’iniziativa.

Il 31 agosto 1681, Oates fu costretto a rinunciare ai benefici ottenuti ma, lungi dal desistere, denunciò il Sovrano ed il Duca di York sicché fu arrestato per sedizione e condannato ad una multa di centomila sterline.

La svolta

Quando Giacomo II ascese al trono nel 1685 fece processare Oates.

Capeggiata da George Jeffreys la Giuria emise verdetto di colpevolezza.

La pena di morte non era prevista per il reato di spergiuro sicché egli fu privato delle vesti clericali; frustato per ben due volte alla Torre di Londra; imprigionato a vita e sottoposto alla pubblica gogna un giorno all'anno.

Trascorse tre anni in regime di detenzione e con l'ascesa di Guglielmo d’Orange e Maria nel 1689 fu perdonato e risarcito con una pensione annua di duecentosessanta sterline, ma la sua reputazione restò ai minimi.

In seguito, il trattamento economico gli fu sospeso e poi restaurato ed incrementato nel 1698.

Egli morì il 12 luglio del 1705, dimenticato da tutti.

Quanto agli altri Informatori:

Miles Prance fu accusato di spergiuro ma gli fu riconosciuto di essere stato costretto a mentire sotto tortura.

Thomas Dangerfield, cui furono irrogate le pene comminate a Oates, morì al ritorno della prima sessione di gogna pubblica.

Bedloe, Turbervile e Dugdale morirono tutti di morte naturale.

I Gesuiti pagarono il prezzo più alto della vicenda: nove di essi furono condannati a morte; dodici morirono prima dell’esecuzione e altri tre caddero sotto i colpi dell’isteria popolare.

L'Ordine perse anche Combe, ovvero il suo quartier generale nel Galles meridionale.

Il gesuita francese Claude de la Colombière scrisse: …Il nome dei gesuiti era odiato ovunque, persino dai sacerdoti regolari e secolari, e dal laicato cattolico, per via del fatto che si diceva che i gesuiti avessero causato quella tempesta che era sul punto di rovesciare l'intera religione cattolica...

Lutti e vessazioni furono inflitti anche ai Carmelitani, ai Francescani e ai Benedettini che per lungo tempo non potettero condurre missioni in Inghilterra.

Il proclama del 30 ottobre del 1678 ordinò a tutti i Cattolici che non fossero mercanti o Proprietari di lasciare Londra, cui accedere solo se e quando muniti di specifico permesso.

Tali disposizioni furono abrogate solo dal Roman Catholic Relief Act del 1829.

Note

L'Exclusion Bill fu quella proposta di legge del 1679 che provocò la cosiddetta Crisi dell'Esclusione, durata fino al 1681. Un gruppo di membri del Parlamento cercò di formalizzare l’esclusione del Duca Giacomo di York dalla linea di successione in quanto cattolico al quale sarebbe subentrato il primogenito illegittimo del Re: il Duca di Monmouth James Scott. Nel 1679 il Parlamento stava per approvare l’Exclusion Bill quando il Sovrano d’autorità lo sciolse. Nei due anni successivi, furono costituiti due nuovi Parlamenti, poi sciolti dopo pochissimi mesi di attività per la stessa ragione. Fu allora che si delinearono i due partiti: i Whig, favorevole all'approvazione della legge; i Tory, contrari. La vicenda si risolse col prevalere della volontà di Carlo II.

Bibliografia

J. Kenyon, The Popish Plot

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