Novembre 18, 2023

Bona Sforza d'Aragona

Nacque a Vigevano il 2 febbraio del 1494 e si spense a Bari il 19 novembre del 1557, figlia del Duca di Milano Gian Galeazzo e di Isabella d’Aragona; sorella di Francesco Maria e nipote di Bianca Maria Sforza, a sua volta coniugata all’Imperatore Massimiliano I.

Quale Sposa di Sigismondo I, fu Regina e Granduchessa consorte rispettivamente di Polonia e di Lituania; Duchessa di Bari e Principessa di Rossano.

Trascorse l'infanzia fra Pavia e Milano, negli anni delle invasioni francesi funestati da numerosi lutti familiari fra cui la perdita del padre nell’ottobre del 1494.

Quando il suo prozio Ludovico il Moro s’impadronì del Ducato lombardo a danno del fratello Francesco Maria, ella con la madre e le sorelle fu rinchiusa.

La sua fu, pertanto, una giovinezza dolente, in particolare quando nel 1499 il territorio cadde nelle mani di Luigi XII e il suo germano fu deportato in Francia.

Al ritorno del Moro, sua madre lasciò Milano e si trasferì con le figlie a Napoli ricevendo l’investitura dei feudi di Bari e Rossano e subendo l'occupazione franco/ispanica e poi la guerra fra i due Stati ex alleati.

Bona fu, pertanto, educata ed istruita prima nel capoluogo partenopeo e poi a Bari ed ebbe come Precettori gli Intellettuali Crisostomo Colonna ed Antonio de Ferrariis.

Così la descrisse l’Istitutore: …molto colta, di temperamento sanguigno, di altezza media, né troppo magra né troppo grassa, di buona indole, conosce quattro libri di Virgilio, molte lettere di Cicerone, diversi epigrammi, sa a memoria il Petrarca, scrive e parla in modo particolarmente dotto

Studiò letteratura latina e storia; imparò a suonare il monocordo; coltivò la danza e fu esperta cavallerizza e appassionata cacciatrice.

Avviata alla politica ed in particolare alla conoscenza del sistema amministrativo del regno, trascorse gli anni tra il 1512 e il 1514 a Castel Capuano, alla corte di Giovanna III e Giovanna IV suscitando, per la sua avvenenza, forti passioni ed assumendo il nome di Belisena: l'eroina della romanza spagnola Question de amor.

Nel 1512, dopo la morte in Francia dell'unico figlio maschio Francesco Maria, sua madre le cercò un marito che le consentisse di riacquistare il Ducato di Milano: la scelta ricadde su Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro; poi sul cugino Filippo di Savoia; infine su un nipote del Papa, ma l’impraticabilità dei progetti nel 1515 chiamò in causa lo zio: l’Imperatore Massimiliano I che, saldando il futuro della Giovane alla propria tensione egemonica nell'Europa centrale, guardò al cinquantunenne Re polacco Sigismondo I Jagellone, da poco vedovo di Barbara Zápolya.

Isabella approvò: il Sovrano proposto era stato educato nello spirito umanistico da Filippo Buonaccorsi; aveva padronanza del latino e del tedesco; era generoso e incarnava gli ideali medioevali, coniugandoli ai principi dell'etica cristiana.

Gli ambienti polacchi furono invece discordi, malgrado fosse necessario assicurare un successore al trono: in particolare il partito nazionale era favorevole alle nozze con Anna di Masovia, nella prospettiva di unificarne il Principato alla Polonia.

Sia per l'influenza dell'Imperatore che di Leone X, Sigismondo decise di impalmare Bona.

Le trattative furono definite a Vilna dai Legati Herberstein e Colonna.

Il 6 dicembre del 1518 il matrimonio fu officiato per procuram in Castel Capuano e nello stesso giorno fu sottoscritto l'atto di intercisa che assegnava a Bona i feudi di Bari e di Rossano, stabilendo il pagamento per due anni con carattere dotale di una somma di duecentomila ducati, a parte i cinquecentomila di corredo.

La Sposa ventiquattrenne, che ebbe come testimone la cugina Vittoria Colonna, usciva da una relazione con Ettore Pignatelli, Primogenito di Alessandro e a sua volta Amante di sua madre Isabella: si vuole che ella stessa lo avesse avvelenato per non averla voluta seguire in Polonia e per essersi a sua volta sposato.

Di fatto, il 3 febbraio del 1518 con un seguito di trecento quarantacinque persone e scortata da Prospero Colonna e dal Marchese di Pescara Ferrante d'Avalos, Bona partì da Manfredonia per la Polonia; il successivo 14 sbarcò a Fiume e, attraverso Vienna e Olomouc ove fu solennemente accolta da una delegazione di Maggiorenti polacchi, raggiunse Cracovia l'11 aprile ricevuta dal Cardinale Ippolito d'Este.

Il 18 di quello stesso mese, fu incoronata nella cattedrale di Wawel e i festeggiamenti durarono otto giorni.

Arrivata Bona in Polonia, fu ricevuta dal suo marito con real pompa et allegrezza infinita, et essendo coricato la prima notte con lei, non avendola trovata vergine, soleva poi sovente dire il re suo marito queste parole: Regina Bona attulit nobis tria dona: faciem pictam, vulvam non strictam et pecuniam fictam

Bona si abituò rapidamente alle nuove condizioni di vita: imparò il polacco e visitò il Paese soggiornando per lunghi periodi in Lituania, definita le nostre parti; prese fin da subito parte attiva alla vita politica ispirando mutamenti della vita culturale attraverso le testimonianze del Rinascimento italiano e, moglie fedele e devota e Madre sollecita e severa, mise al mondo sei figli educandoli personalmente.

In particolare rivolse attenzioni a Sigismondo Augusto la cui formazione, curata anche da Istitutori italiani, provocò obiezioni e polemiche.

Avida di potere; ambiziosa; orgogliosa; energica e priva di scrupoli nella realizzazione dell' azione statale, ella esercitò profondo ascendente sul marito come testimoniano le parole di un Diplomatico italiano: …la rezina... è fatta omnipotente et ha tolto tutta l'autorità al marito et a li altri principi ita che l'è fatta un altra rezente in Franza… e tese fin da subito a sottrarre la Polonia alla subordinazione asburgica ed a vanificare i contenuti dei trattati di Presburgo e di Vienna nel 1515.

Contrariamente a sua Madre, ella era …la più nemica del re Ferdinando I e la peggio disposta e apertamente ostile nei confronti della nazione tedesca… e pertanto strinse rapporti con Alfonso I d'Este, intavolando negoziati mirati ad un patto di alleanza con la Francia nel 1524 e contando a rientrare in possesso di Milano per insediarvi il figlio.

Dopo la battaglia di Mohács del 1526 e dopo la fine del potere jagellonico in Boemia e in Ungheria, Bona tentò di affermarvi l'influenza polacca e, durante la controversia fra i due candidati alla tiara magiara Giovanni Zápolya e Ferdinando I, esercitò ogni possibile pressione in favore del Primo che, sconfitto nella battaglia di Szina dell’8 marzo del 1528, riparò in Polonia per riprendere con l’appoggio anche della Turchia la lotta per i suoi diritti. La politica antiasburgica della Regina italiana infuriò Carlo V e Ferdinando I scaturendone la non ratifica dell’eredità di Giovanna IV alla Principessa Isabella; il sequestro del ducato di Bari e del principato di Rossano; la restituzione da parte di Carlo V a Francesco II Sforza del ducato di Milano; l'arresto delle persone legate alla Sovrana, aspirante anche al recupero delle proprietà private degli Sforza: Cremona, Tortona e Pontremoli.

Dopo i falliti tentativi di mediazione per la successione ungherese, Bona promosse un atto antiasburgico: le nozze della sua primogenita Isabella con Giovanni Zápolya che si limitò ai propri interessi dinastici ottenendo da Carlo V, dopo lunghi negoziati, l'investitura dei suoi feudi ed il diritto illimitato alla loro proprietà senza mai cessare di avanzare pretese sul ducato lombardo.

In sostanza, l’attività politica di Bona stette nella stabilità dei rapporti diplomatici con gli Stati italiani; con Venezia e con le corti di Ferrara e di Mantova: non a caso, nel 1575, si discusse la candidatura di Alfonso II d'Este alla corona polacca.

Nel 1548 restò Vedova e, ancorché cinquantenne, prese come Amante Giovanni Lorenzo Pappacoda figlio di Francesco: egli era fuggito in Polonia, ma poi tornò poi a Bari per volontà paterna.

Nel frattempo Bona assunse la pienezza del potere e del ruolo, perseguendo una politica estera prestigiosa: nel 1525 la Polonia aveva reso la Prussia sua tributaria; nel 1533 aveva convenuto un trattato di pace con gli Ottomani e mantenuto relazioni amichevoli sia con la Lituania, unificata alla Polonia nel 1569, sia con la Francia in funzione antimperiale per prevenire l’espansionismo asburgico; aveva preteso il matrimonio del figlio Sigismondo Augusto con Elisabetta d’Asburgo; aveva gestito rapporti distensivi con anche la Spagna.

In politica interna, aveva consolidato il potere della Corona accumulando enormi latifondi e aveva contrastato il potere dell’Aristocrazia per fare della Polonia un moderno Stato assolutista, emulando Francia; Spagna e Inghilterra.

Nel 1530 aveva imposto l’incoronazione del figlio decenne, senza la previa approvazione della Nobiltà così stabilendo che la successione seguisse la linea dinastica.

Munita delle opportune dispense papali e con il consenso del coniuge, aveva scelto i Vescovi più fedeli alla Corona rendendoli più inclini alla Polonia che alla Curia romana e aveva opposto alla piccola Nobiltà, che esercitava il controllo della Dieta, la grande Aristocrazia senatoria: in Polonia vigeva una maggioranza cattolica, ma vi si professava anche fede ortodossa, cristiano/armena, islamica, luterana, giudaica, calvinista, antitrinitaria.

Al francescano e suo Confessore Francesco Lismanini, Precettore dell’erede al trono, donò i Sermoni di Bernardino Ochino: il generale dei Cappuccini fuggito dall'Italia in Svizzera e in Germania.

Vedovo di Elisabetta nel 1545, dopo due anni Sigismondo Augusto sposò ad insaputa del Palazzo e della Dieta la nobile lituana Barbara Radziwill, mentre Bona ne progettava le nozze con Anna figlia del Duca Ercole d’Este e di Renata di Valois.

In realtà, si vuole che il giovane Re rifiutasse un matrimonio d'interesse in coerenza coi propri principi morali, estratti dalla lettura di Calvino e soprattutto di Erasmo da Rotterdam a parer del quale, nella Institutio principis christiani, erano stigmatizzabili i matrimoni reali fondati su interessi dinastici e politici: …I principi dovrebbero rifuggire dalle alleanze straniere e soprattutto dal contrarre matrimoni fuori dai loro confini. Che senso può avere un accordo per il quale un matrimonio cambia a un tratto un irlandese in un sovrano delle Indie o fa di un siriano un re d'Italia? Oltre tutto, i matrimoni regali non garantiscono la pace. L'Inghilterra aveva concluso un'alleanza matrimoniale con la Scozia e tuttavia Giacomo V invase l'Inghilterra

Anche la Dieta disapprovò il connubio e cercò di far recedere Sigismondo dal passo compiuto attraverso il ripudio o l’abdicazione o la privazione dei diritti della Sposa.

Invano.

Barbara Radziwiłł fu incoronata e Bona Sforza non partecipò alla cerimonia.

La giovane Sovrana, però, si ammalò presto e si spense a Cracovia a soli trent’anni l'8 maggio del 1551.

Le sue spoglie furono portate nella patria Vilnius e Sigismondo Augusto contrasse nuove nozze con Caterina d’Austria, sorella della sua prima moglie Elisabetta.

Anche questa volta l’unione non fu salutata da prole.

Nel frattempo, la morte prematura di Barbara accese sospetti su Bona la cui attività di governo scontentava l’Aristocrazia che se ne sentiva ridotta e minacciata: fu avvelenata?

In definitiva, la sua forte personalità formata nella tradizione del potere accentrato, aveva indotto la Sforza a trasformare l'organizzazione medievale polacca in uno Stato fondato su una monarchia ereditaria e centralizzata, cui era subordinato anche l’Alto Clero.

Per frantumare l’egemonia dei Magnati, ella si accordò con il partito nazionale del Vescovo Laski; sostenne le rivendicazioni della piccola e media Nobiltà e introdusse a Corte un gruppo di fedelissimi Cortigiani fra cui il Maresciallo del regno Kinita; Opaliński; il Diplomatico e Vescovo Dantyszek; il Primate Gamrat preoccupandosi sempre dell'amministrazione della giustizia, perseguendo gli abusi magnatizi, pretendendo anche l’irrogazione della pena capitale e assicurando protezione legale ai Contadini e ai Giudei.

Ispirate al modello partenopeo della Regia Corte della Sommaria, le sue riforme economiche riguardarono: i vasti possedimenti statali della Lituania, con una illuminata pomiara włoczna o misura del terreno; il Tesoro; il sistema doganale e la concessione in appalto dei dazi, producendo un sensibile aumento delle entrate dello Stato.

Bona mirava, in definitiva, a formare un tesoro della corona che le consolidasse il potere: dal 1519 aveva concentrato nelle sue mani vasti possessi lituani ovvero il principato di Pińsk e di Kobryń e i capitanati di Kleck, di Horodło e di Krzemieniec; nel 1524 aveva ottenuto dal Re enormi estensioni di terre nella foresta del Niemen, svolgendovi una intensa attività di colonizzazione, fondandovi villaggi e sostituendo le imposte in natura con le imposte in denaro; aveva emanato decreti sull'economia e fatto costruire castelli, chiese e scuole; aveva assicurato alla Lituania l'accesso al Baltico e aumentato la fortuna degli Jagelloni immettendo nel loro patrimonio anche il Principato di Masovia.

Nel 1556, a trenta anni dall’assunzione del ruolo, decise di lasciare la Polonia: dopo il matrimonio della figlia Sofia tornò in Italia e si stabilì a Bari per anche la delusione di non essere stata nominata dagli Asburgo Viceregina di Napoli, malgrado l’impegno del suo Legato Pompeo Lanza che fino al 1554 l’aveva rappresentata a Bruxelles presso Carlo V ed in seguito a Londra presso Maria Tudor la Sanguinaria.

Il suo vecchio Ducato era stato danneggiato dalle guerre condotte dagli Spagnoli contro i Francesi e Filippo II si era impadronito dei suoi beni.

Fu per tale ragione che la sua morte insinuò sospetti: fu avvelenata nel 1557 dal Segretario Gianlorenzo Pappacoda su mandato del Sovrano spagnolo?

La sua bara fu alloggiata nella basilica di San Nicola e, restata incustodita, fu incendiata: i suoi resti carbonizzati furono sepolti in una cappella ma, in seguito, i figli Sigismondo ed Anna li riposero in un sepolcro sontuoso collocato dietro l'altare maggiore.

L'importanza di Bona nella storia polacca fu enorme: nel campo delle arti decorative; della oreficeria; della tessitura e del ricamo cui fornì rilevante contributo con la famosa collezione di centoquattordici arazzi di Wawel, importati da Bruges nel 1533; dell'allestimento dei giardini con l'introduzione di nuove specie d'alberi; con la protezione della Musica e del Canto.

Influenzò parimenti la Scultura e l'Architettura e protesse i Pittori e, in danno della supremazia tedesca dominante, importò il Rinascimento italiano in Polonia attraverso Artisti di fama: Francesco da Firenze, Bartolomeo Berrecci, Giovanni Cini da Siena, Giovanni Maria Mosca detto Padovano, Gianbattista Ferro, Giovanni Jacopo Caraglio.

Il suo mecenatismo nell’ambito della letteratura fu più limitato, ma ospitò Poeti come Andrzej Krzycki, Jan Dantiscus, Mikolaj Hussowczyk e appoggiò i Padri della lingua polacca: Stanislav Ga̢siorek (Anserinus) e Mikolaj Rej; tenne corrispondenza con Pietro Aretino e fece eseguire da Sante Guggi i sepolcri dei Re polacchi; da Bartolomeo Berecci e Giovanni Cini la cappella dei Sigismondi in Cracovia; dal padovano Giovanni Maria Mosca il Mercato dei panni in ancora Cracovia e il municipio di Poznań, espressivi del gusto italiano fuso all’arte nordica; da Francesco Della Torre il castello locale; da Pietro di Barbona e dal romano Paolo Dominici gli edifici in Leopoli; da Gerolamo Canavesi i monumenti nella cattedrale di Poznań.

Fondò la città di Bar e migliorò la vita sociale e i costumi diffondendo la moda italiana e stabilendo anche un fil rouge postale fra Cracovia e Napoli.

Con la morte di Sigismondo, tuttavia, iniziò il suo declino: il conflitto col figlio per le nozze con Barbara Radziwiłł l’aveva indotta a trasferirsi a Varsavia e a progettare quel funesto ritorno in Italia ove, fin dal 1549, aveva già spedito parte dei suoi oggetti preziosi e trecentomila ducati.

Nel 1555 la Dieta aveva autorizzato la sua partenza a condizione che rinunciasse a tutti i sui beni polacchi in favore di Sigismondo Augusto.

Ella aveva lasciato Varsavia il 1º febbraio del 1556, preceduta da ventiquattro carri di opere d’arte e dal tesoro personale.

Una volta a Bari, ove era giunta il 13 maggio sperando di ottenere la reggenza del regno napoletano, aveva concesso un prestito di quattrocento trentamila ducati per la sua guerra contro la Francia a Filippo II, che insisteva per la sua rinuncia ai feudi nel Regno alimentando una serie di intrighi animati dal favorito Pappacoda.

Bona aveva pensato, allora, di tornare in Polonia, ma forse proprio costui l’avvelenò.

In punto di morte, il 17 novembre del 1557 le dettero da firmare un testamento che, pur mentre designava Sigismondo Augusto suo erede universale, nei fatti avrebbe reso Filippo II titolare del ducato di Bari e del Principato di Rossano.

Ella lo revocò il giorno seguente, testando in favore del figlio i cui tentativi di annullare il testamento revocato non ebbero risultati: Filippo II si appropriò infatti di Bari e per accattivarsene la complicità concesse il principato di Rossano al Carlo Carafa nipote di Paolo IV. Dopo molti tentativi l’Usurpato ottenne una modesta parte dei beni materni e per cento anni il Trono lottò inutilmente per il recupero dei quattrocento trentamila ducati a suo tempo prestati.

In Polonia, malgrado efficiente e illuminata, Bona non fu amata ma fu, anzi, reputata simbolo del male e solo di recente è iniziato un processo di revisione della sua figura.

Da Sigismondo I Jagellone ella ebbe sei figli:

Isabella, sposa di Giovanni Zápolya e Regina d’Ungheria;

Sigismondo Augusto II Re di Polonia, Granduca di Lituania e primo Sovrano della confederazione polacco/lituana;

Sofia, maritata ad Enrico V di Brunswick;

Anna coniugata a Stefano Bathory Principe di Transilvania;

Caterina, Regina di Svezia per effetto delle nozze con Giovanni III;

Alberto, nato morto il 20 settembre del 1527.

Bibliografia

A. Campanella: Bona Sforza. Regina di Polonia duchessa di Bari

Gerardo Cioffari: Bona Sforza: donna del Rinascimento tra Italia e Polonia

A. Dina: Isabella d'Aragona duchessa di Milano e di Bari, 1471-1524

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