Novembre 18, 2023

Cumani

Detti anche Polovezi o Poloviciani, furono Genti nomadi dentificate come ramo occidentale dei Kipčaki di idioma turco.

Dopo l'invasione mongola del 1237, molti di essi ripararono in Ungheria; altri nel secondo Impero bulgaro e in Anatolia.

Legati ai Peceneghi, si insediarono a Nord del Mar Nero e lungo il Volga in un’area detta Cumania ed estesa fino alle porte del Caucaso e dell’Impero corasmio, guadagnandosi la fama di spietati Guerrieri nomadi della steppa eurasiatica e condizionando in parte la politica della Rus’ di Kiev; del Principato di Galizia-Volinia; del Khanato dell’Orda d’Oro; dei Regni di Serbia, Moldavia, Georgia; degli Imperi bizantino, di Nicea, di Valacchia ed ebbero un ruolo egemone durante la quarta crociata e nella fondazione del Secondo Impero, quando una cinquantina delle loro tribù si unirono in una sorta di confederazione.

Su piano linguistico, l'idioma cumano è attestato in alcuni documenti medievali ed è il più noto delle antiche lingue turche, come testimonia il Codex cumanicus scritto per favorire la comunicazione con i Missionari cattolici.

Il termine Cumano insiste negli antichi testi romani per indicare una fortezza o una porta: il Filosofo Plinio in Vecchio citò …una fortezza, il cui nome è Cumania, eretta allo scopo di impedire il passaggio delle innumerevoli tribù che si trovavano oltre le Porte del Caucaso

Lo Storico Strabone riferì, a proposito del passo di Darial, di una …Porta Cumana….

Il significato della parola è ignoto e non è ancora chiaro se si riferisca ai soli Cumani o anche ai Kipčaki, stante la contiguità tra le due tribù.

Nelle lingue turche il termine ququnqūnquman o qoman equivale a Pallido; si presume, tuttavia, un possibile riferimento non solo all’incarnato ma anche al colore dei capelli.

Il turcologo Imre Baski avanza altre ipotesi: il termine potrebbe essere stato mutuato dal colore dei cavalli delle razze dell’Asia centrale; oppure dalla tradizionale brocca per l'acqua, nota come quman; oppure dalla traduzione turca di Forza o potere.

György Györffy ha collegato il sostantivo kun agli Unni, distinguendo nettamente qun da kun; tuttavia respingendo tale teoria, István Vásáry ha sostenuto che …la denominazione ungherese per indicare i Cumani deve essere fatta risalire a uno dei modi in cui la comunità nomade stessa si definiva, ovvero Qun…

Quanto al territorio:

il Cronista armeno Aitone da Corico definì Cumania il Khanato dell’Orda d’Oro;

il Viaggiatore marocchino Ibn Battuta scrisse …Questo deserto è verde ed erboso senza alberi, né colline, alte o basse … non c'è modo di viaggiare se non con i carri…;

lo Storico persiano Hamdallah Mustawfi affermò che la Cumania avesse un clima rigido e ottime aree idonee al pascolo;

l’Esploratore Jehan de Mandeville sostenne che la Cumania figurasse … tra i grandi regni del mondo, sebbene non sia interamente abitato. Ciò perché in una delle regioni si avverte un freddo così pungente da rendere le terre inospitali, mentre altrove è il caldo ad essere troppo esagerato… E la città principale della Comania è … Sarak… che sta su una delle tre strade per giungere in India…. Chi sceglie tale soluzione taglia per il Derbend. Un'altra via che si può scegliere consente di recarsi dalla città del Turkestan attraverso la Persia, così da affrontare molti spostamenti nel deserto. Infine, il terzo percorso è quello che proviene dalla Comania per poi andare dal mar Grande e dal regno di Abchaz … In futuro, i comani che erano al servizio in Egitto, si sentirono di avere un grande potere, nominarono un Soldano tra loro e lo chiamarono Melechsalan. E a suo tempo questi fece il suo ingresso nel paese del re di Francia San Luigi e combatté con lui; e lo catturò e lo imprigionò; e questo fu ucciso dai suoi stessi servitori. Più tardi, questi scelsero un altro soldano… Tympieman e consentì a San Luigi di lasciare la prigione in cambio di un certo riscatto. E dopo, uno di questi comaniani regnò, tale Cachas, uccidendo Tympieman al fine di ottenere per sé il titolo di soldano; questi era… Melecmenes….

Polovezi

Nelle lingue slave orientali i Cumani vengono indicati come Polovezi o Polovtsy.

Il termine è estratto dalla radice polvъ ovvero biondo, come si dice anche in russo.

I Cumani occidentali o Polovezi, erano detti anche Soročinetses dai Rus’: il sostantivo è connesso al turco sary chechle, ovvero …dai capelli gialli…; tuttavia, potrebbe derivare dalla parola slava indicante occhi azzurri o capelli biondi, mantenendo affinità con le precedenti definizioni.

È stata poi evidenziata un'ulteriore etimologia alternativa di Polovtsy la cui radice slava pȍlje ovvero campo e in russo póle, implicherebbe che i Polovezi fossero dediti all' agricoltura.

Nelle lingue germaniche i Cumani erano detti FolbanVallani o Valwe, tutte definizioni estratte dalla radice falwa ovvero pallido: nella narrazione tedesca di Adamo di Brema ed in quella di Matteo di Edessa erano chiamati semplicemente I Biondi.

Non è poi noto se il termine kipčaki si riferisse solo ai kipčaki propriamente detti o, in forma estensiva, anche ai Cumani: le due tribù si fusero scambiandosi cultura e lingua.

I Cumani compresero la metà occidentale della confederazione; i Kipčaki e forse anche i Kangari la sezione orientale, rendendo complesso il compito di comporre una ricostruzione degli eventi antecedente l’unione.

L'etimologia popolare dei Kipčaki si collegava alla cavità di un albero e la leggenda vuole che una donna avesse dato origine al gruppo partorendo all'interno di esso.

La Storia

I Cinesi riferirono di una tribù detta Hún (forse una trascrizione errata di Qun) situata a nord del fiume Tuul.

Il Geografo Hasib al-Marwazi affermò che un popolo turco Qun proveniente dai confini della Cina settentrionale e di confessione cristiano/nestoriana, era entrato nel territorio dei Šari scacciandoli.

Lo Storico siriano Yagut menzionò i Qun nel Dizionario delle contrade, osservando che il …sesto iqlim… inizia dove l'ombra del meridiano dell'equinozio è sette, sei decimi e un sesto di un decimo di piede. La sua estremità supera l'inizio di un solo piede. Questa zona include la patria dei qayi, qun, kirghizi, kimaki

Anche lo Storico armeno Matteo di Edessa parlò dei Cumani usando il termine χarteš, ovvero biondo.

Non è possibile stabilire se i Cumani avessero aggiogato i Kipčaki; se i Śari sconfitti dai kipčaki equivalessero ai Kipchaks o se rappresentassero solo tribù di lingua prevalentemente kipčako-turca.

I Qun e i Śari identificati da Czeglédy come Yugur gialli forse si unirono ai Kimeki conseguendone che i Kipčaki li sostituirono, mentre i Qun avevano guadagnato la supremazia sulle tribù più occidentali divenendo noti come Quman.

I Kimeki furono in seguito individuati tra i Cumani e i Kipčaki come Yimek o Yemek.

Potapov sostenne che i Cumani … durante il periodo storico che va dalla fine dell'800 al 1230 d.C. diffusero la loro influenza politica nelle ampie steppe dall'Altaj alla Crimea e al Danubio...

I Cumani accedettero alle praterie della steppa meridionale nel I secolo d.C. e condussero scorrerie nell'Impero bizantino, nel Regno d’Ungheria, nel Principato di Perejaslavl e nella Rus’ di Kiev costringendo i turchi Oghuz a spostarsi a ovest e i Peceneghi ad ovest del Dnepr e penetrando in Bessarabia fra il 1068 e il 1078 per assalire Adrianopoli.

Nello stesso 1078 altre tribù aprirono guerra contro la Rus', com’è annotato nella Cronaca degli anni passati ove si riferisce delle imprese degli Yemek cumani nelle regioni del Volga.

Organizzazione politica

Il vasto territorio impegnato da Cumani e Kipčaki non disponeva di una ferma autorità centrale poiché i Khan agivano di propria iniziativa: essi non istituirono mai uno Stato unitario, ma una confederazione estesa dal Danubio a Taraz che si sgretolò presto; interagirono con i principati della Rus', con la Bulgaria, con l'Impero bizantino con la Valacchia, l'Armenia e la Gerogia, con l’Impero corasmio e furono tenuti in grande considerazione nel continente asiatico, in virtù degli stretti legami conseguenti a trattati nuziali con la casa reale della Corasmia; ebbero relazioni commerciali con le comunità indiane, cinesi e veneziane e mantennero consistenti interessi in Crimea.

Per effetto della loro potenza la loro lingua fu una delle più parlate fra Europa orientale e Asia centrale: la adottarono anche Ebrei caraiti e le comunità armene di Crimea.

La belligeranza

I Cumani si confrontarono con i Rus’ nel 1055, avanzando verso il Principato di Perejaslav, ma il Re Vsevolod raggiunse un accordo ed evitò lo scontro armato.

Nel 1061, tuttavia, guidati da un tal Sokal essi ne devastarono il territorio avviando un conflitto che durò centosettantacinque anni.

Nel 1068 lungo il fiume Alta, annientarono i tre figli di Jaroslav il saggio: i Grandi Principi Izjaslav I, Svjatoslav di Černihiv e Vsevolod di Perejaslavl, conseguendone una nuova invasione della Rus' di Kiev compreso il Principato di Novgorod- Seversk.

Riuscirono altresì a sconfiggere il Gran Principe Vladimiro II Monomaco nella battaglia del fiume Stuhna, ma soccombettero a fronte della coalizione dei Principati Rus' arretrando a Nord del Caucaso.

In queste battaglie, gruppi peceneghi e oghuz sostennero i Cumani contro la Rus’: il khan Bonjak aggredì ripetutamente Kiev finché fu sbaragliato a Lubny nel 1107; tuttavia si riprese e si concentrò sull'esercito ungherese di Colomanno, impadronendosi del tesoro reale e scatenando le rappresaglie di Vladimir II Monomaco.

Fu allora che i pugnaci Guerrieri guardarono all’Impero bizantino e all’area bulgara del Volga attaccandola col Khan Ayepa, suocero del Gran Principe di Kiev Jurij Dolgorukij: i Bulgari lo avvelenarono e i residui delle truppe furono sconfitti da Ladislao I d’Ungheria.

Analoga sorte toccò ai Peceneghi, seminomadi dell'Eurasia sudoccidentale, massacrati a Leyounion dai Bizantini di Alessio I Comneno.

In seguito furono attaccati dai Cumani ed indotti a rifugiarsi in Ungheria come avrebbero fatto gli stessi Aggressori cumani qualche decennio dopo.

Nel 1091 capeggiati da Kopulch, essi invasero la Transilvania raggiungendo le sponde del Tibisco e del Timis ma, sconfitti da Ladislao I, attaccarono ancora la Rus’ puntando alla Polonia e nel 1094 sotto il comando di Tugorkan invasero l’area balcanica a sostegno del pretendente al trono bizantino Costantino Diogene e occuparono la provincia di Paristrion avanzando poi fino ad Adrianopoli e ad Anchialos pur non riuscendo ad aggiogarle.

Nel 1097 Sviatopolk II di Kiev chiese aiuto ai Cumani contro Colomanno d’Ungheria che, alla testa del sui esercito, valicò i Carpazi e assediò Przemyśl, spingendo David Igorevič, alleato di Volodar, ad indurli con khan Boniak e Altunopa ad attaccare i Magiari.

Costoro furono duramente battuti.

Nel 1104 i Cumani sodalizzarono con Volodar e avanzarono nel Principato di Volinia donde furono respinti da Svjatopolk II.

Nel 1114, decisero di invadere la pianura rumena occidentale.

Nel 1135, irruppero ancora sulla Polonia.

Durante la seconda e terza crociata contrastarono gli Europei alleandosi con la dinastia Asen del secondo Impero bulgaro.

Nel frattempo, alcune delle loro tribù si stanziarono in Georgia; si convertirono al Cristianesimo e sostennero i Georgiani nelle guerre contro i Selgiuchidi.

Dopo la morte di Monomaco tornarono nella steppa e ripresero le guerre di confine con la Rus’.

Il 20 marzo del 1155, il Principe Gleb Yurjevič espugnò Kiev grazie all’aiuto di un'armata di Cumani diretti da Chemgura: nel 1160 le loro incursioni nella Rus' divennero sempre più frequenti e condizionarono le rotte commerciali verso il mar Nero e Costantinopoli finché il Gran Principe Andrej Bogoljubskij prese possesso di Kiev nel 1169 e insediò Gleb come suo fantoccio.

In seguito, i Sovrani del Principato di Černihiv tentarono di impiegare l'esercito del Khan Konček contro la Rus' di Kiev e Sizdal’, ma il sodalizio cessò nel 1180 quando in battaglia morì Elrut fratello di Konček.

Nel 1183, i Rus' soverchiarono un grande esercito cumano e ne catturarono il khan Kobiak ed i figli; più tardi, il Khan Konček aprì negoziati per liberarlo.

Egli coese le forze di vari gruppi di kipčaki e rimpiazzò il vecchio sistema di governo in base al quale comandava il capotribù più anziano, trasmettendo il potere al figlio Koten.

Igor Svjatoslavič Principe di Novgorod- Seversk attaccò i Cumani sul fiume Kayala nel 1185 senza successo.

In definitiva i Cumani guerreggiarono con Magiari, Rus', Ulak, e Baschiri e, quali Collaboratori dei Bulgari e dei Valacchi, svolsero ruolo significativo nella rivolta che, guidata dai fratelli Asen e Pietro di Tărnovo, portò alla vittoria su Bisanzio e alla restaurazione dell'indipendenza della Bulgaria nel 1185.

La creazione del Secondo Impero bulgaro in quell’anno portò cambiamenti rilevanti nella sfera geopolitica ed etnica balcanica anche grazie ai Cumani: accanto all’Imperatore Kalojan nelle guerre contro i Latini nel 1205, contribuirono alla schiacciante vittoria di Adrianopoli sicché furono assunti per tutto il XIII e XIV secolo dai Bulgari e dai Bizantini.

I Cumani restati ad Est e a Sud dei Carpazi dettero vita alla contea di Cumania sulla quale i Sovrani ungheresi rivendicarono l’egemonia ma nessun Capo di quel Popolo ne riconobbe la signoria.

Gli scontri con i Mongoli

Come la più parte delle Popolazioni dell’Europa orientale, i Cumani dovettero confrontarsi con i Mongoli di Jebe e Subedei che attraversarono il Caucaso per inseguire Muhammad II e nel 1220 sconfissero gli irriducibili Uomini di Danylo Kobiakovyč e Yurii Konchakovyč, caduti in campo, e del Khan Köten che ottenne aiuto dei Principi della Rus’.

Quando giunse a Kiev voce che i Nemici marciavano lungo il Dnestr, Mstislav l'Audace convocò un consiglio di guerra a Kiev con i Principi dell’area: si promisero reciproco sostegno prevedendo di spostarsi congiuntamente a Est.

Definito il punto d'incontro, raccolsero ottantamila risorse e quando raggiunsero Perejaslavl, un Legato mongolo cercò di convincerli a non combattere: l’Armata della coalizione non si fermò, ma guadò il fiume e marciò verso Est per nove giorni all'inseguimento di un piccolo contingente nemico, mai presagendo trattarsi di una finta ritirata.

Lo scontro ebbe luogo sul fiume Kalka nel 1223.

I Mongoli prevalsero; i Rus’ furono annientati ed i Cumani elusero la furia avversaria.

Dopo la conquista mongola, cominciò una massiccia migrazione cumana verso Ovest.

Un attacco diretto alla Cumania avvenne nel 1238-1239 e incontrò una dura resistenza dei Khan locali: il colpo finale fu assestato nel 1241, quando le steppe del Ponto furono occupate dai Mongoli e la confederazione cumano-kipčaka cessò di esistere come entità politica: le restanti tribù si dispersero divenendo Sudditi dei Conquistatori, ai quali si mescolarono ampliando il fronte dell’Orda d'Oro.

Molti Prigionieri furono venduti come schiavi ai Mamelucchi che, in seguito, sotto il Sultano Baybars avrebbero combattuto e sconfitto i Mongoli nelle battaglie di Ayn Jalut e Elbistan.

In Ungheria

Andrea II d’Ungheria concesse il Burzenland ai Cavalieri Teutonici nel 1211 per la protezione dei confini dalla pressione cumana.

L'Ordine condusse una rigorosa campagna negli anni 1221–1225 ma, non riuscendo a contenere gli Invasori, abbandonò il territorio.

Nel 1238, dopo gli attacchi mongoli alla Cumania, Bela IV d’Ungheria offrì riparo al resto del popolo nomade ed al suo Khan Köten in cambio della conversione al Cristianesimo e nella speranza di usarlo contro la minaccia dei Guerrieri delle steppe.

Il mongolo Batu Khan emise contro Béla un ultimatum, pretendendo che i Cumani non fossero più da lui protetti: il Re si oppose al ricatto: intorno al dicembre 1240, giunse voce che i Mongoli marciavano sull’Ungheria.

Béla fortificò i Carpazi e convocò a Buda un consiglio di guerra; tuttavia, anziché coalizzarsi contro gli Aggressori, le Baronie esibirono ostilità ai Cumani e in particolare a Köten.

Béla fu costretto a prendere posizione: volendo tenere dalla sua parte i Ribelli, ordinò che Köten fosse arrestato ma l’iniziativa ebbe l'effetto controproducente di indebolire la sua posizione.

Il 10 marzo si apprese che i Mongoli avevano aggredito i presidi dei passi carpatici: il Sovrano inoltrò una richiesta di aiuto al Duca Federico II di Babenberg; il successivo 14 si ebbe notizia della perdita delle difese carpatiche.

I Cumani si offrirono di combattere a difesa del Paese, ma Bela perse il controllo della situazione mentre nella regione giungeva il Babenberg, intenzionato a sfruttarne la debolezza, e mentre i Cumani autonomamente decidevano di spingersi contro i Mongoli.

Finalmente gli Ungheresi gli si unirono ma alcuni Baroni decisero di assassinare Köten.

L’omicidio si consumò a Pest il 17 marzo del 1241.

La reazione cumana fu dirompente e si risolse nel massacro di molti Ungheresi prima di lasciare l’area e trasferirsi nel Secondo Impero bulgaro.

Con la perdita della sua unica ed efficientissima forza alleata, l'Ungheria fu orrendamente devastata e Béla IV, dopo aver subito la sfiducia dei Sudditi; la confisca del suo tesoro e l’esproprio delle regioni geografiche situate a ridosso del confine, pregò i Cumani di tornare sollecitandoli a stabilirsi nella grande pianura tra il Danubio e il Tibisco.

Essi vi crearono due regioni: la Grande e la piccola Cumania distinguendole dai Magiari per aspetto, abbigliamento e acconciatura.

Nel 1270, Elisabetta figlia del capo cumano Seyhan, divenne Regina d’Ungheria e fu madre di Ladislao V.

Ella entrò spesso in conflitto con l’Aristocrazia locale, che ne dispose l’arresto liberandola solo nel 1274.

Durante il suo governo ai Cumani furono elargiti privilegi e feudi in particolare nel periodo della guerra civile che coinvolse Bela e suo marito Stefano V.

Nel XV secolo i Cumani si stanziarono definitivamente in Ungheria e accettarono la cristianizzazione; ma non mancarono screzi con la corona, tanto che il Sovrano morì per mano loro malgrado varie Fonti imputino alle Baronie il delitto.

Intanto, i Cumani furono impegnati nella Cavalleria leggera dell'esercito reale; condussero molte spedizioni contro i paesi vicini e fornirono un cruciale contributo nella battaglia di Marchfeld, ove si contrastarono Rodolfo d’Asburgo e Ottokar II di Boemia.

In Serbia

I Cumani interagirono per la prima volta con la Serbia per effetto dei legami nuziali tessuti con gli Ungheresi: Stefano V dette la figlia Caterina in sposa a Stefan Dragutin, figlio di Stefano Uroš I, col quale i rapporti furono interrotti da contrapposizioni dinastiche: si sfidarono a Gacko.

Nel 1272 le tensioni montarono ulteriormente e vi presero parte i Tartari dell’Orda d’Oro: Dragutin combatté ancora contro i fratelli e sedò le rivolte mentre Ladislao cercava soluzioni negoziali. Nella querelle si inserirono i Cumani militando in entrambi gli opposti schieramenti e furono parimenti coinvolti nel semindipendente Regno bulgaro di Vidin, obiettivo concreto dell'espansione serba e di cui il nobile cumano Šišman acquisì il ruolo di Re entrando in competizione col probabile fratello bulgaro/cumano Giorgio Terter nel 1280; invadendo la Serbia e spingendosi fino a Hyvosno. Tuttavia tornò poi a Vidin assediata dal Re Milutin che lo sostituì al trono e la loro intesa fu sancita dalle sue nozze con la figlia del grande Zupano serbo Dragos.

In seguito Milutin dette la figlia Anna in moglie al figlio di Šišman Michele III Zar di Bulgaria.

Mercenari bizantini

I Cumani sparsi nelle steppe sudoccidentali si unirono al Khanato dell’Orda d’Oro e i loro Discendenti furono assimilati alle Popolazioni locali.

L’integrazione fu favorita da matrimoni misti e dalla conversione all'Islam.

Nel 1071, parteciparono alla battaglia di Mazincerta come Mercenari al soldo dei Bizantini contro i Selgiuchidi.

L’Imperatore romeo aveva inviato Cumani e Franchi a proteggere la fortezza di Ahlatsul lago di Van ma, non avendo ricevuto la paga concordata i Cumani disertarono; si allearono ai Selgiuchidi; nel 1086 misero a ferro e fuoco gli insediamenti bizantino/balcanici con i Peceneghi e l'ex Re ungherese Salomone.

Successivamente, offrirono sostegno a Tatos, Governatore di Distra.

Nel 1091 un malinteso sul diritto di saccheggio ruppe il sodalizio cumano/pecenego sicché gli Uni guidati da Togortok/Tugorkan e Boniak si unirono ad Alessio I Comneno contro gli Altri e si combatterono a Levounion.

Poco più tardi, i Cumani invasero i Balcani e causarono i prodromi della lotta sul fiume Kalka.

Nello stesso periodo, diecimila di essi saccheggiarono le città passate sotto il controllo dell'Impero di Nicea.

Gli scontri proseguirono fino al 1242, quando il Basileus Giovanni III Vatatze offrì doni: da allora quei Nomadi aumentarono di numero in Anatolia; si arruolarono nell'esercito locale e accettarono il battesimo.

Alcuni, al soldo bizantino sin dal regno di Alessio I Comneno, prestarono servizio nella cavalleria leggera come Arcieri a cavallo e Fanti; Altri si dettero alla agricoltura e alla transumanza, facendo da cuscinetto tra i Contadini di Nicea e i Nomadi turchi e accettando condotte nelle campagne bizantine in Europa: nel 1242 furono infatti assunti ancora da Vatatze nell’assedio di Salonicco; combatterono per l’Impero niceno a Pelagonia; furono cruciali nel 1261 ad Alesso Melisseno Strategopulo nella riconquista di Costantinopoli; furono protagonisti delle campagne europee di Michele VIII Paleologo e di Andronico II Paleologo nella spedizione contro il Despotato d’Epiro.

L'importanza dei Cumani derivò dalla loro tendenza ad assimilarsi: fra i più noti personaggi si possono citare Sytzigan, Comandante in capo dell’Esercito sotto Andronico II e il figlio Sirgianni, Collaboratore di Andronico III Paleologo e di Giovanni Cantacuzeno.

La cultura cumana

I cavalli furono al centro dell’interesse dei Cumani: si trasferivano a Nord con le loro mandrie in estate e tornavano a Sud in inverno praticando il commercio degli animali; l’agricoltura; la produzione di pellicce; la fabbricazione di scarpe, selle, archi e vestiti.

Bevevano il sangue del loro cavallo; vestivano pelle di pecora; erano equipaggiati con archi e frecce; pregavano il primo animale visto al mattino; mangiavano zuppe di miglio e carne pane, birra, latte di giumenta cagliato.

Ritenevano la Famiglia unità sociale fondamentale ed un gruppo di esse formava un clan guidato da un capo facente parte di una tribù al cui apice era posto un Khan.

Le comunità cumano-kipčake formavano sotto-confederazioni governate da case regnanti carismatiche autonome e spesso motivate da interessi contrapposti.

Il territorio controllato distingueva ogni singola unità umana: le comunità denominate Riva del mare vivevano nelle steppe tra il Dnepr e il Dnestr; quelle Costiere erano sul mar d’Azov; quelle del Dnepr su entrambe le sponde del fiume omonimo; quelle del Don nella valle da esso irrigata.

Alcuni Cumani si spinsero ad Ovest e si unirono agli Ungheresi e ai Normanni del Mezzogiorno italiano.

Altri furono intermediari nel commercio tra Bisanzio e l'Oriente sui porti di Surož, Oziv e Saksyn e sulle rotte terrestri tra l'Europa e il Vicino Oriente: la principale era la variago/greca.

Saldarono i loro culti a stele di pietra ma tollerarono tutte le religioni consentendo la diffusione dell’Islamismo e del Cristianesimo.

Essendo contigui ai Principati della Rus' di Kiev, i loro Khan iniziarono a slavizzare i loro nomi e in più casi i Principi e i khan condussero spedizioni congiunte, come nel 1221 quando attaccarono Sudak sul mar Nero che, detenuta dai Selgiuchidi, era ostile agli interessi commerciali della coalizione.

I Cumani erano di bell'aspetto, biondi e con occhi azzurri e le loro donne erano assai apprezzate dall'Aristocrazia russa: se gli uomini portavano pantaloni e caffettani fermati da cinture, esse, privilegiando il color cremisi, vestivano calzoni e giubbetti di pelle di pecora senza maniche e ostentavano braccialetti o indossavano tuniche o, ancora, un tabarro lungo a metà polpaccio ostentando cappelli di feltro a forma conica e con bordo di pelliccia e un lungo velo sulla nuca, normalmente legando in trecce i capelli. Amavano i gioielli: collari o girocolli di oro e di bronzo o d’argento.

Gli Uomini esibivano lunghi baffi e rasavano solo la parte alta del capo, componendo in trecce il resto della capigliatura.

Gli uni e le altre usavano nastri colorati a guarnizione della testa e per le calzature usavano lunghi stivali di pelle o feltro.

Prestavano giuramento toccando con la punta delle spade il corpo di un cane aperto in due: il Frate francescano Giovanni da Pian del Carmine riferì che quando un Principe ungherese sposò una Principessa cumana, dieci membri della sua comunità giurarono su un cane tagliato a metà di difendere il Regno d'Ungheria.

Singolari anche i funerali dei Nobili cumani: essi venivano sepolti con l’abito guerriero su una sedia, mentre il loro miglior cavallo e il miglior Sergente gli testavano accanto vivi. Costui riceveva una ingente somma di denaro dai Capi cui l’avrebbe resa quando anch’essi fossero andati nell’aldilà. Il Khan consegnava altresì una lettera di raccomandazione al Sergente, indirizzata al primo Re cumano ed in cui si testimoniava e garantiva il buon carattere del Sergente. Infine veniva innalzato un enorme tumulo a copertura delle spoglie.

Le nozze si celebravano bevendo e mescolando il sangue l'uno dell'altro, per consolidare il legame.

Per molti anni prima dell'invasione mongola, i Cumano-Kipčaki tennero rapporti ambigui con i loro vicini ovvero i Corasmi, i Bizantini, i Georgiani e i Rus' e spesso furono sfruttati in compiti di protezione e mercenariato in cambio della garanzia di eventuali bottino.

Lo scontro più sanguinoso cui presero parte fu a Samarcanda.

Anche le donne combattevano e ad esse si portava grande rispetto: non a caso negli spostamenti esse procedevano a cavallo o su un carro mentre gli uomini andavano piedi.

Durante i viaggi, trasportavano rifornimenti e armi, tende leggere in feltro con un telaio costituito da listelli di legno e con aperture a forma di griglia, in modo che fosse difficile vedere all’interno.

Per accendere il fuoco usavano lo sterco quando non avevano disponibilità di legna: le regole interne erano molto rigide ed era severamente punito il furto. In particolare l’abigeato.

La faida era una pratica comune.

Fino alla fine dell'XI secolo, non si interessarono alla cavalleria pesante: combattevano con arco, giavellotto, spada ricurva, mazza e, a cavallo, la lancia pesante. In seguito si dotarono di martelli e asce.

Per la difesa si protessero son scudi rotondi o a forma di mandorla, cotte di maglia a maniche corte, corazze di cuoio, spallacci, elmi in ferro o bronzo, e a volte un camaglio in ferro o pelle.

L'armatura veniva rinforzata da dischi di cuoio o feltro attaccati al petto e alla schiena.

Le cinture permettevano di trattenere alcuni oggetti all'altezza della vita, mentre gli Arcieri tenevano faretre e coltelli da lancio.

Le tattiche di attacco comunemente adottate prevedevano l'utilizzo di affondi ripetuti da parte di Cavalleria leggera che da lontano mirava alla parte posteriore del cavallo, simulando talvolta ritirate e conducendo agguati.

Per preservare l'efficacia di tale strategia, i Cumani tenevano un gran numero di cavalli per sostituire quelli affaticati: i Cavalieri usavano staffe di forma ovale, solide briglie e una piccola frusta al polso.

Gli stendardi erano realizzati in stoffa con emblemi tribali o crini di cavallo tinti.

Confessione

I Cumani professavano il Tengrismo: una religione caratterizzata da sciamanesimo, animismo, totemismo, politeismo e adorazione degli Antenati.

Gli sciamani erano detti Kam e al femminile kam katun: le attività sacerdotali venivano chiamate qamlyqet.

L'anima aveva forma di un uccello.

Per le pratiche di divinazione si ricorreva a lupi e cani: quest'ultimo, It/Kopec, era sacro per i cumano-kipčaki.

Alcuni Sciamani comunicavano con il mondo degli Spiriti.

I Cumani furono cristianizzati nel 1227 dal Vescovo Roberto di Esztergom in un battesimo di massa voluto dal Khan Bortz che, in quella sede giurò fedeltà al Re Andrea II d'Ungheria.

Il Codex Cumanicus

Fu scritto da Mercanti italiani e Missionari tedeschi tra il 1294 e il 1356: era un manuale linguistico progettato per favorire la comunicazione e consisteva in un glossario latino-persiano-cumano, osservazioni grammaticali, elenchi di beni di consumo e indovinelli.

La prima copia fu scritta nel monastero di San Giovanni vicino a Saraj e forse una successiva fu realizzata in un convento francescano.

In seguito ne furono combinate diverse sezioni: il Libro dell'interprete, per uso commerciale e il Libro dei missionari, ricco di sermoni, salmi e altri testi religiosi.

Il primo si compose di centodieci pagine con verbi disposti in ordine alfabetico in latino, persiano e cumano; l’altro contenne elenchi di vocaboli, note grammaticali e versi italiani religiosi.

Il Codex riportava diversi dialetti cumano-kipčaki.

Si suppone che questo Popolo disponesse di un suo sistema di scrittura forse in stile runico, ma si nota anche qualche influenza linguistica di kazaro ebraico.

Quando cessarono di avere uno Stato proprio, i Cumani furono assorbiti dalle popolazioni di Ungheria, Bulgaria, Macedonia, Turchia, Romania, Georgia, Kazakistan.

Molte tracce insistono anche nei toponimi locali: dalla Cina ai Balcani.

Quando i Mongoli devastarono le loro terre, gran parte di essi partecipò alla creazione del Secondo Impero bulgaro: lo Zar Ivan Asen II, che discendeva da loro, li insediò nell’area meridionale del Paese, al confine con l'Impero latino e il Despotato di Tessalonica.

I Cumani stanziatisi in Ungheria ebbero un proprio autogoverno in un territorio detto kunság e sopravvissuto fino al XIX secolo.

La loro lingua scomparve nel XVII o XVIII secolo, forse in seguito all'occupazione turca.

Toponimi linguistici si rinvengono anche nelle contee rumene di Vaslui e Galati.

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