Novembre 18, 2023

Galla Placidia

Figlia dell’Imperatore Teodosio e della sua seconda moglie Galla, Elia Galla Placidia nacque a Costantinopoli fra il 388 e il 392 e morì a Roma il 27 novembre del 450 lasciando la testimonianza di un’epoca densa di stravolgimenti politici e sociali.

Nipote di tre Imperatori; figlia di uno; sorella di due; madre di uno; zia di un altro; moglie di un Re, fu Regina dei Visigoti, dopo esserne stata ostaggio.

Le sue nozze con Ataulfo e la nascita del loro figlio Teodosio raccontano la possibile contiguità politica fra Barbari e Romani, poi vanificata dal decesso sia del citato Sovrano che del Bambino.

Galla sposò Costanzo III associato a suo fratello Onorio, ma la vedovanza interruppe i rapporti familiari ed ella dovette con i due figli riparare a Costantinopoli alla corte del nipote Teodosio II.

Morto anche il germano, in Occidente ascese al trono un Usurpatore sicché con l’aiuto dell’ esercito orientale ella tornò; lo depose ed insediò al trono il giovanissimo Valentiniano, del quale assunse la reggenza.

Nei dodici anni in cui regnò dovette confrontarsi con tre potenti generali: Costanzo, Felice Bonifacio ed Ezio.

I suoi ultimi anni furono connotati dalla turbolenza della figlia Onoria e da vicende religiose legate alla intransigenza nei confronti del paganesimo.

Gli inizi

Galla perse la madre nel 394 e divise l’infanzia con i tre fratellastri nati dal primo letto paterno: Pulcheria; Arcadio e Onorio, così riunendo in sé due dinastie imperiali romane: la valentiniana e la teodosiana e ricevendosi il titolo di Nobilissima.

Nello stesso anno suo padre si recò in Occidente per contrastare l’Usurpatore Eugenio, succeduto a suo cognato Valentiniano, misteriosamente deceduto, lasciando Arcadio a Costantinopoli e portando seco Onorio e Galla che affidò alle cure della nipote Serena, figlia di un suo fratello e moglie del generale Stilicone.

A Milano all'inizio del 395, anch’egli si spense e l'Impero fu diviso in una parte orientale e occidentale, rispettivamente governate dagli eredi Arcadio ed Onorio.

Di fatto, però, il potere era esercitato da Rufino e poi da Etropio a Costantinopoli e da Stilicone a Roma.

Mirando a legarsi ad Onorio, nel 399 Serena gli dette in moglie sua figlia Maria; tuttavia è verosimile che le nozze non fossero consumate per la presunta impotenza dello Sposo.

Fu forse per tale ragione che nel 400 ancora ella fidanzò il proprio figlio Eucherio con Galla: i due contavano undici ed otto anni.

Il matrimonio non si celebrò mai.

Nel frattempo, il potente Stilicone fu oggetto di una congiura e fu assassinato senza che Onorio intervenisse.

Era il 22 agosto del 408.

In quello stesso anno i Visigoti di Alarico, Amico della vittima, calarono in Italia puntando a Roma e immaginando di incontrare il sostegno di Eucherio che fu, invece, ucciso da Agenti dello stesso Onorio asserragliato a Ravenna.

I Barbari assediarono l’Urbe nella quale montò il rancore contro i partigiani di Stilicone e la vittima fu Serena, processata dal Senato con l’accusa di aver invitato gli Invasori in Italia.

Come membro della famiglia imperiale al processo partecipò Galla, che condivise la sentenza della pena capitale irrogata in danno della cugina, manifestando pieno appoggio alla Corte ravennate di Onorio.

Regina dei Visigoti

Alarico perseguiva due obiettivi: ottenere un territorio per il suo Popolo e fregiarsi del grado di Generale dell’Impero.

Onorio era ostile ad entrambe le mire.

Nel tentativo di forzargli la mano, i Visigoti assediarono Roma e pretesero un importante tributo.

Per valutare la richiesta, il Senato inviò a Ravenna Ambascerie: una prima nel gennaio del 409, guidata dal senatore pagano Prisco Attalo; una seconda più tardi, rappresentata da un Legato di Innocenzo I.

Onorio ne respinse ogni proposta, nella convinzione che Alarico non avesse sufficienti forniture di viveri e potesse limitarsi al solo saccheggio.

Nell’ottobre dello stesso anno il Re barbaro tornò ad assediare la città ed il Senato decise di opporre un contraltare ad Onorio con la elezione di un nuovo Imperatore, individuato in Attalo, di fede ariana.

Lo deposero quando per Alarico divenne ineludibile l’esigenza di recuperare i rapporti con Onorio.

La pace però fu vanificata: il generale Saro attaccò proditoriamente i Barbari che, ritenendosi traditi, assediarono Roma per la terza volta.

L’Urbe cadde il 24 agosto e fu messa orrendamente a sacco.

Quando i Barbari la abbandonarono, portarono seco un ostaggio eccellente: la diciottenne Galla Placidia, nell’intento di esercitare pressioni su Onorio.

Ella seguì i Visigoti in Campania; in Lucania; in Calabria; nel fallito tentativo di superare lo stretto e poi nel ritorno verso Nord nel corso del quale, in area cosentina, Alarico morì.

Il suo successore: il quarantenne Ataulfo dirottò verso la Puglia; poi sul Sannio; infine sul Piceno puntando alla Gallia ove nel 412 fu prima Sodale e poi Nemico dell’Usurpatore Giovino.

Lo catturò e consegnò ai Romani, sperando di guadagnare qualche credito.

Onorio fu inflessibile: lungi dal compensarlo, gli oppose la richiesta di immediato rilascio di Galla Placidia attraverso il generale Flavio Costanzo che respinse ogni trattativa.

Il Sovrano barbaro si dispose, allora, a raggiungere Marsiglia ove fu affrontato dal generale Bonifacio.

Riuscì comunque ad entrare in Narbona e nel 414 vi sposò con rito romano la ventiduenne Galla Placidia.

Le nozze avevano un senso politico: una Principessa imperiale che fosse anche Regina dei Visigoti avrebbe facilitato il riconoscimento dei loro diritti. Onorio avrebbe potuto riconoscerli come Alleati, in particolare considerando che la sorella avrebbe dato soluzione alla mancanza di eredi ed alla successione imperiale.

Il matrimonio fu officiato nel palazzo del nobile e ricco Ingenius: abbigliato secondo tradizione romana, Ataulfo fece sfilare cinquanta Giovani con vassoi recanti una parte del bottino del sacco di Roma, che egli restituiva alla sua Sposa.

Quelle nozze non furono riconosciute a Ravenna.

All’affronto, il Re barbaro reagì rieleggendo Imperatore Prisco Attalo con potere nominale sulla Gallia, ove Costanzo si recò per affrontarlo: la coppia reale, intanto, si spostò in Spagna mentre l’Usurpatore veniva arrestato e deportato a Ravenna.

A Barcellona Galla mise al mondo Teodosio; ma la sua precoce morte vanificò il tentativo di inserirlo nella linea successoria.

I Visigoti nazionalisti ordirono una congiura ed uccisero Ataulfo nell’estate del 415.

Il Successore Sigerico umiliò la Vedova, facendola marciare a piedi per venti chilometri davanti al suo cavallo.

Anch’egli fu assassinato sette giorni dopo l’ascesa al trono.

Gli successe Vallia: moderato e saggio, egli restituì alla Regina/vedova le prerogative e la dignità reale, riaprendo trattative con i Romani.

Nel 416 i Legati di Costanzo capeggiati da Eupluzio incontrarono i Barbari che, in cambio di un rilevante quantitativo di grano, accettarono di combattere per i Romani contro i Vandali e gli Svevi stanziatisi in Spagna e si impegnarono a restituire Galla imbarcandola a Marsiglia perché raggiungesse Ravenna.

Onorio premiò il suo Generale per aver liberato la Sorellastra dopo sei anni di prigionia, assegnandogli il Consolato per il 417; poi condusse Galla a Roma per festeggiarne la liberazione e, infine, tornarono insieme a Ravenna.

Nomina ad Augusta

Una volta a Corte, Galla apprese di dover sposare Flavio Costanzo fedelissimo di Onorio che annunciò le nozze il 1º gennaio del 417.

Il matrimonio fu celebrato con enorme sfarzo e la coppia ebbe due figli: Giusta Grata Onoria nel 418 e il 2 luglio del 419 Placido Valentiniano, ovvero quel Valentiniano III che ricevette subito il titolo di Nobilissimus con conseguente indicazione ereditaria imperiale.

Ora il prestigio di Galla era sconfinato sia per il rango di nobilissima; sia in quanto madre dell'Erede al trono; sia quale ancora e di fatto Regina dei Visigoti; sia per il forte ascendente esercitato sul potente Costanzo.

Nel 419 ascese al soglio papale Bonifacio I.

L’elezione fu contestata dall'Antipapa Eulalio.

Galla Placidia, Costanzo e il Praefectus Urbi Simmaco parteggiarono per costui, riconosciuto anche da Onorio ma, quando una delegazione di partigiani del Primo raggiunse Ravenna per rappresentarne le ragioni, fu convocato un sinodo che dirimesse la querelle.

A margine di una seconda assise, convocata a Spoleto, fu proibito ai due Pretendenti alla tiara pietrina di entrare a Roma.

Galla inviò lettere d’invito ai Vescovi africani a partire da Agostino d’Ippona, ma Eulalio tentò un colpo di mano per festeggiare la Pasqua in città e Onorio risentito dal gesto legittimò Bonifacio.

L'influenza di Galla, intanto, non si limitò all’ambito religioso: i Visigoti avevano contrastato per conto dell’Impero i Vandali e gli Svevi insediatisi in Penisola iberica e, sotto la guida di Vallia avevano annientato i Nemici e recuperato il possesso delle province di Betica, Cartaginense e Lusitania. La riconquista di gran parte della Spagna, tuttavia, si rivelò effimera: il controllo romano della penisola era solo nominale.

Solo dopo un anno di negoziati, nel 418 finalmente i Conquistatori furono autorizzati a stabilirsi in Aquitania come Socii foederati, col diritto di acquisire un terzo delle terre e di mantenere le proprie leggi e i propri Re.

L’ottenimento di quei riconoscimenti perseguiti da Alarico e Ataulfo era da ascriversi alle pressioni esercitate proprio dalla Regina romana/visigota!.

Il 18 febbraio del 421 Costanzo fu associato al trono da Onorio.

Poco dopo Galla fu investita del titolo di Augusta dell’Impero d’Occidente conseguendo la parità di ruolo con Pulcheria: Augusta dell’Impero d’Oriente.

La nomina non fu riconosciuta a Costantinopoli per le tensioni fra le due Corti e, mentre se ne discuteva, il 2 settembre di quell’anno Costanzo morì conseguendone conflitti tra i generali Castino e Bonifacio.

Galla ed i Visigoti sostennero il Secondo, mentre Onorio parteggiava per il Primo.

Il contrasto tra i due Fratelli fu provocato da Leonteo ed Elpidia, rispettivamente Intendente e Nutrice di Galla e da Pandusia, moglie del generale Felice.

Le tensioni degenerarono in scontri armati.

L’Augusta attivò la sua Guardia visigota e i Buccellarii del coniuge defunto.

Fu quanto bastò perché in Onorio si insinuasse il dubbio che ella mirasse a deporlo. Pertanto, la obbligò a trasferirsi a Roma, prima di irrogarle l’esilio dall’Italia.

Nella primavera del 423 Galla ed i figli si imbarcarono per Costantinopoli, dove con la reggenza della Sorella Pulcheria regnava Teodosio, figlio di Arcadio.

Vissero un anno nella capitale dell'Impero romano d'Oriente e poi tornarono in Occidente.

Valentiniano al trono imperiale

Nell'agosto del 423 Onorio si spense e si aprì il problema della successione al trono d'Occidente.

La Corte di Ravenna e il Senato romano scelsero come Imperatore Giovanni Primicerio ma Costantinopoli si oppose, rilevando che era stata irrispettata la continuità dinastica dei Sovrani occidentali.

Se dalla parte di Giovanni si schierarono i generali Castino e Aezio, dure posizioni di rottura adottarono Bonifacio che, quale Comandante dell'Africa, controllava la fornitura di grano destinata a Roma, ed i Visigoti che rivendicavano la legittimità ereditaria della loro Regina Galla e del figlio Valentiniano III.

Costantinopoli prese atto del sostegno goduto dalla Sovrana, certamente preferibile ad un Imperatore non dinastico.

Peraltro, Teodosio II aveva avuto solo due figlie e dunque il figlio di Galla diventava garante della stabilità della dinastia teodosiana

L'Imperatore d'Oriente decise allora di porre il cugino sul trono d'Occidente e organizzò una spedizione per rovesciare Giovanni, riconoscendo i titoli a Galla e a Valentiniano che il 24 ottobre del 424 fu nominato Cesare d'Occidente.

Subito dopo, il contingente terrestre comandato del generale Aspare risalì l'Istria; puntò su Aquileia e insediò Madre e Figlio, prima di scendere a Ravenna ove si trovava Giovanni: prese la città; catturò l’Usurpatore e lo fece consegnare a Galla, che ne ordinò il taglio della mano destra, dispose di legarlo ad un asino e lo fece esporre al pubblico ludibrio prima di comminargli la decapitazione.

Ella soggiornò ad Aquileia diversi mesi e nel perdurare delle esecuzioni dei Partigiani del Sopraffattore, promulgò varie leggi; infine si recò a Ravenna donde proseguì per Roma, ove fece un ingresso trionfale con il figlio.

Il 23 ottobre del 425 il seienne Valentiniano cinse la tiara e divenne Augusto d'Occidente, ma il potere restò nelle mani materne: da allora, ella sostenne la Chiesa romana e curò con rigore la unità imperiale.

La tutela dell’erede durò legalmente dodici anni, ma Galla conservò sempre una rilevante influenza.

Fra i suoi primi atti, varò la cessione della Pannonia e della Prefettura del Pretorio dell’Illirico alla pars Orientis dell'Impero che, a lungo contesa, fu rinunciata malgrado il dissenso dei Nazionalisti di Corte.

La consegna mirò ad eliminare frizioni e a manifestare gratitudine per il contributo militare che aveva favorito l’esercizio dei diritti di Valentiniano.

I buoni rapporti tra le due Corti furono poi consolidati dal suo fidanzamento con Licinia Eudossia, figlia di Teodosio, e dagli onori per suo ordine tributati ai Generali orientali che avevano contrastato Giovanni: primi tra tutti, Aspare e suo padre Ardaburio.

In quella fase Galla dovette misurarsi anche con Felice che destinò Bonifacio, marito di Pandusia, alla somma carica militare di Magister Militum e che per i suoi ottimi rapporti con gli Unni non esautorò Aezio, seppur aveva fiancheggiato Giovanni: gli assegnò, pertanto, il ruolo di Comandante militare delle truppe stanziate sulla frontiera pannonica.

Mentre Costui si opponeva con successo alle pressioni dei Visigoti e dei Franchi in Gallia, l’influenza di Felice aumentò: egli assunse la carica di Console nel 428 e di Patricius nel 429.

Insoddisfatto era Bonifacio: pur essendo il più leale sostenitore della Sovrana e pur designato Comes domesticorum, fu inviato in Africa ove professò apertamente la fede ariana.

Felice lo accusò di congiura contro l’Impero e, per favorire la riconciliazione, Galla lo convocò: quando il Comes rifiutò, ella con atto ufficiale lo dichiarò Nemico dello Stato.

Felice organizzò due spedizioni contro Bonifacio che, sostenuto dai Vandali di Genserico, aizzò le Popolazioni locali alla rivolta.

Solo nel 429 il Ribelle si riavvicinò a Galla, ma nel 430 l'esercito romano fu sconfitto dai Vandali e Bonifacio fu obbligato a riparare ad Ippona: l'Impero aveva perso gran parte della provincia d’Africa.

In quello stesso anno Felice fu assassinato per aver congiurato contro Aezio, recatosi in Gallia a combattere i Nemici dell'Impero.

Nel frattempo la situazione africana si era deteriorata ulteriormente: i Vandali avevano conquistato Ippona.

Galla decise di richiamare a Ravenna Bonifacio e di assegnare il comando delle operazioni militari ad Aspare, i cui successi nel 434 gli valsero il Consolato: ella dovette allora scegliere tra il detestabile Aezio e il Responsabile della perdita dell'Africa.

Decise di sottrarre al Primo, impegnato in Gallia, il titolo di magister utriusque militiae per darlo al Secondo, che elevò al rango di Patricius.

Forte del sostegno dell'Augusta, Costui decise di regolare i conti all’Avversario.

E fu la guerra civile.

La scelta di Galla di puntare su Bonifacio, quando annientò Aezio nella battaglia di Ravenna del gennaio 432 e lo costrinse a riparare presso gli Unni, si rivelò fatalmente improvvida: il Generale morì per le ferite riportate nello scontro e Sebastiano, suo successore nella carica di Magister utriusque militiae, non fu all’altezza dell’incarico.

Aezio si rafforzò al punto da riottenere il titolo di Magister utriusque militiae ed il patriziato e gli fu poi riconosciuto il merito di aver concluso il trattato di Trigezio, ovvero la pace con i Vandali l’11 febbraio del 435.

Fu finalmente stabilità.

Nel 437 Valentiniano compì diciotto anni: cessò la reggenza di Galla.

L’ultima fase

Divenuto Maggiorenne, il giovane Imperatore sposò Licinia Eudossia figlia del cugino Teodosio II.

Dal connubio nacquero due figlie femmine: Eudocia nel 438 e Placidia nel 440.

Tra i due eventi natali, l’Imperatrice fu elevata al rango di Augusta.

Gli anni successivi furono complessi per Galla.

Da una parte Genserico ampliò i propri possedimenti in Africa, conquistando Cartagine nel 439; dall'altra Aezio, forte del sui enorme potere, decise di lasciare le province e stabilirsi in Italia.

Per contenerne le mire, il Palazzo gli oppose Personaggi di rilievo come Cecina Decio Aginazio Albino, prefetto del Pretorio.

Un evento singolare segnò il 449: l'Augusta Onoria fu accusata di aver congiurato col proprio Amante Eugenio per detronizzare Valentiniano.

Furono entrambi condannati a morte, ma Onoria riuscì ad inviare il Servo Giacinto presso il Re degli Unni Attila, proponendoglisi in matrimonio e regalandogli un anello come pegno.

Attila accettò e chiese metà dell'Impero romano d'Occidente come dote.

Valentiniano rifiutò.

Onoria ebbe salva la vita solo per l'intercessione di Galla e fu costretta a sposare il Senatore Basso Ercolano, mentre Giacinto veniva giustiziato.

Era da poco esplosa in Oriente la lotta teologico/politica tra Ortodossia e Monosofismo.

Il monosofista Eutiche, scomunicato dal Patriarca di Costantinopoli Flaiano nel sinodo del 448, si appellò a Leone I che confermò la decisione.

Con lui era schierato Teodosio che fece indire il secondo concilio di Efeso nell’estate del 449: vi si dichiararono ortodosse le tesi censurate nella precedente assemblea sinodale.

Il Papa protestò e chiese l'intervento della Corte ravennate.

Teodosio ricevette le lettere di Valentiniano ed Eudossia, mentre Galla Placidia scrisse sia al nipote Imperatore sia a sua sorella Pulcheria: tutte sollecitavano l’ufficio di Corte a rivisitare le due dottrine, nell’interesse dell’unità della Chiesa e del suo primato dottrinale.

Il Sovrano non recedette, ma morì improvvisamente il 28 luglio del 450.

Al trono ascese Pulcheria e fu la fine di Eutiche.

La contrapposizione tra Aezio da una parte e Valentiniano e Galla dall'altra durò fino all’inizio del 450, quando il Primo strappò al Secondo l’impegno nuziale di suo figlio Gaudenzio con Placidia, secondogenita dell'Imperatore, contando di raggiungere la corona attraverso il proprio erede.

Memore delle mire di Stilicone e Serena per il loro figlio Eucherio, Galla intuì i propositi ma non riuscì a vedere l’esito degli eventi poiché si spense il 27 novembre del 450 a Roma, ove avrebbe dovuto incontrare il Papa.

La ricorda il magnifico mausoleo che ella stessa aveva fatto costruire fra il 417 ed il 421; tuttavia ella fu sepolta verosimilmente nella Cappella di Santa Petronilla, nell'antica basilica di San Pietro.

La ricordano anche le committenze artistiche:

nel 426 aveva fatto costruire a Ravenna la chiesa di San Giovanni Evangelista e la chiesa di Santa Croce; a Rimini la chiesa di Santo Stefano; a Milano la cappella di Sant’Aquilino, nella basilica laurenziana;

aveva ordinato il restauro della basilica romana di San Paolo fuori le mura;

aveva finanziato l'esecuzione dei mosaici dell'arco trionfale ed altrettanto pregevoli ne volle nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Proprio ai mosaici resta comunque legato il suo nome ed in particolare a quelli di Ravenna: un unicum artistico per la profonda complessità dei significati religiosi e politici.

Si tratta di un tesoro inestimabile superiore per qualità e iconografia a quelli di tutte le altre città del mondo antico.

E’ ubicato a poca distanza dalla basilica di San Vitale e consta di una piccola cappella funeraria costruita nel V secolo per ospitare le spoglie della Regina ed al cui interno spicca il magnifico trionfo di blu e oro.

Furono rinvenuti e restaurati per la prima volta da Federico II di Hohenstaufen durante la sua campagna ghibellina nella regione.

Bibliografia

V. A: Sirago: Galla Placidia. La nobilissima

L. Storoni Mazzolani: Vita di Galla Placidia

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