Primogenita di Baldovino II e della Principessa armena Morfia di Melitene, Melisenda nacque a Gerusalemme verso il 1105 e vi si spense l’11 settembre del 1161 dopo aver regnato ventidue anni.
Aveva tre sorelle minori: Alice, Principessa di Antiochia; Hodierna, Contessa di Tripoli; Ivetta, Abbadessa di San Lazzaro in Betania.
Quando ella nacque, la città gerosolimitana era in mano crociata fin dal 1099 ed era governata da una Dinastia proveniente dalla Contea francese di Rethel.
Quale erede legittima, prima del 1129 ella fu designata alla successione paterna ed in seguito mantenne autonomia rispetto al figlio Baldovino III per il quale tenne la reggenza.
Scrisse Guglielmo di Tiro: … reseditque reginam regni potestas penes dominam Melisendam, Deo amabilem reginam, cui jure hereditario competebat…
Durante il mandato del genitore, ella fu designata filia regis et regni Jerosolimitani haeres; precedette Nobili e Clero nelle occasioni cerimoniali e, sempre più di frequente, fu coinvolta nei documenti ufficiali; nel conio delle monete; nella concessione di feudi e nella corrispondenza diplomatica.
In definitiva, con l’assenso dell’Alta Corte, ella fu cresciuta nella responsabilità successoria fin dal primo momento; tuttavia, Baldovino pensò di maritarla ad un alleato potente che, proteggendola, ne salvaguardasse i retaggi per la discendenza: non un semplice Re/consorte, ma un coniuge capace anche di governare.
La scelta ricadde su Folco V d’Angiò, famoso Condottiero crociato il cui figlio di prime nozze Goffredo aveva impalmato Matilda futura Regina d'Inghilterra quale erede designato da Enrico I.
Per tutta la durata delle trattative, egli insisté per essere associato.
Nella prospettiva utile alla difesa di Gerusalemme, il Sovrano acconsentì in omaggio alla sua solida posizione economica e per la ben nota esperienza militare.
Il matrimonio fu officiato nel 1129 e nel 1130 Melisenda mise al mondo il futuro Baldovino III.
A conferma dell’intento di farne la sola legittima titolare della corona, fu nominata Tutrice unica del bambino, dalla cui formazione fu escluso il padre.
Nel 1131, Baldovino II si spense.
Melisenda e Folco furono incoronati come Regnanti congiunti; tuttavia, con la complicità di parte del Palazzo e dei suoi Cavalieri, presto egli estromise la moglie dalla assegnazione di titoli e da altre forme di patrocinio fino a revocarle pubblicamente autorità e prerogative.
Minacciata nella propria autonomia, l’Alta Corte se ne indignò.
Per giustificare il proprio censurabile operato il subdolo Angioino accusò la moglie di intrattenere una relazione sentimentale col Conte di Giaffa Ugo II de le Puiset che, quale Barone più potente del territorio e quale cugino della Regina, era membro della Famiglia reale cui era devotissimo e cui manteneva lealtà pur potendo accampare diritti e pretese sulla tiara per essere unico maschio della casata.
A partire da Guglielmo di Tiro, peraltro, tutte le Fonti storiche coeve escludono l’infedeltà di Melisenda e stigmatizzano invece l’inclinazione del coniuge nel favorire i Nobili francesi dell’ Anjou in danno della Aristocrazia gerosolimitana, conseguendone la reazione armata e l’alleanza di Ugo de le Puiset con Ascalona donde le sue truppe respinsero l’esercito inviatogli contro dal Re/consorte.
Quel sodalizio, tuttavia, alienò al Conte i favori della Corte e fu il Patriarca ad intervenire ed a negoziare i termini di una pace non troppo onerosa per il Ribelle, cui fu comunque irrogata la pena di un triennio di esilio.
Nel 1135, fu ascritto proprio a Folco e ai suoi partigiani un fallito tentativo di assassinare Ugo: per i sostenitori di Melisenda la circostanza fu ragione sufficiente a scatenare una violenta rivolta di Palazzo.
Le consorterie ad ella favorevoli soverchiarono l’inviso Anjou e lo esautorarono finché egli stesso si rese conto che la propria sopravvivenza ed il proprio potere erano subordinati al reintegro della moglie nei suoi diritti.
Il trionfo della Sovrana fu completo: Melisenda riprese le redini del governo e il diritto a concedere titoli, feudi, incarichi, uffici, favori e grazie; tuttavia la reale riconciliazione coniugale avvenne solo nel 1136 e fu formalizzata dalla nascita di un secondo figlio: Amalrico.
Nel frattempo, ella sostenne la sorella Alice nella reggenza di Antiochia e forse, nel 1148, appoggiò anche il tentativo dell’altra germana Hodierna di sbarazzarsi di Alfonso Giordano, pretendente alla Contea di Tripoli.
Amata, rispettata e stimata, la Sovrana guadagnò anche il favore ed il rispetto della Chiesa, dalla successione di Baldovino II fino al perdurare del conflitto con Folco e del conseguimento della maggiore età di Baldovino III.
Nel 1138, fondò il convento di San lazzaro in Betania; lo dotò di preziosi arredi ed oggetti liturgici; lo arricchì di molti terreni, compresa la fertile pianura di Gerico e promosse nel ruolo di Abbadessa la sorella Ivetta.
Si vuole, poi, che elargisse generose donazioni anche al Santo Sepolcro, a Nostra Signora di Iosafat, al Templum Domini, all'Ordine dell’Ospedale, al Sanatorio dei lebbrosi di San Lazzaro ed ai Premostratensi di San Samuele.
Tra il 1131 ed il 1143 ricevette il Salterio: un probabile regalo del marito, dopo la asserita e pur infondata infedeltà.
La ipotesi è deducibile dal falcone raffigurato nell'avorio della copertina posteriore, rivelante un gioco di parole sul nome di lui.
Nel 1143, Folco morì in incidente di caccia.
Melisenda vestì il lutto malgrado le si attribuissero molti Amanti ed assunse la reggenza per il figlio col quale fu incoronata il 25 dicembre dello stesso anno, come era stata ella stessa consacrata col padre nel 1128, così consolidando la tradizione di investire di dignità regale l’erede ancora durante la vita del Re in carica.
In quel periodo, già maturavano i prodromi della guerra di frontiera che nel 1144 sconvolse la Contea di Edessa e mise a rischio la sopravvivenza dello Stato crociato.
Reagendo energicamente, ella allestì truppe armate e ne affidò il comando al Connestabile Manasse di Hierges, a Philippe de Milly e ad Elinardo di Bures per anche tamponare il mancato supporto di Raimondo d’Antiochia, già impegnato in Cilicia contro i Bizantini.
Edessa cadde.
La Sovrana ne informò Eugenio III che bandì una seconda crociata, alla cui testa si posero l’Imperatore Corrado III e Luigi VII di Francia con la moglie Eleonora d’Aquitania.
Nel 1148, durante il Concilio di Acri, furono definite le strategie belliche: contro il parere di Melisenda, di Elinardo e di Manasse decisi ad amministrare Aleppo quale piattaforma possibile alla riconquista della città, il sedicenne Baldovino III pretese l’attacco di Damasco.
La scelta indusse da quel momento la città a mai più nutrire fiducia negli Stati Crociati: la perdita di una realtà musulmana amica si sarebbe in futuro rivelata un danno irreversibile.
Da quel momento, Melisenda intrattenne rapporti difficili e complessi col figlio cui affidò con viva riluttanza i poteri decisionali solo nel 1152, malgrado egli avesse raggiunto la maggiore età fin dal 1145.
La tensione tra i due in realtà era già in atto dal 1150 ed in quell’anno della diretta assunzione del potere, accusato Manasse di avergli alienato l’affetto materno, egli aveva chiesto al Patriarca Fulcherio di Angoulême di incoronarlo nel Santo Sepolcro in assenza di lei.
Il Primate si era rifiutato.
Per protesta, Baldovino aveva inscenato una processione per le vie cittadine, indossando una corona d’alloro simbolica di autoincoronazione.
La questione era stata sottoposta all’attenzione dell’Alta Corte che aveva diviso il Regno affidando al giovane Ribelle il governo del Nord del Regno e alla madre le regioni di Giudea, Samarìa e Gerusalemme.
Ella aveva accettato al solo fine di evitare una guerra civile malgrado qualche Storico, pur riconoscendole meriti politici e competenze amministrative, ancora ritenga che una sua abdicazione sarebbe stata più opportuna.
Di fatto, Baldovino non aveva mostrato alcun interesse nel governo prima del 1152 ed aveva, anzi, manifestato tendenza a sottrarsi da ogni sorta di responsabilità politica.
La ripartizione del territorio, tuttavia, non lo aveva soddisfatto e, lungi dal cercare soluzioni di compromessi che favorissero l’armonia politica e familiare, egli aveva invaso e conquistato rapidamente la fascia che l’Alta Corte aveva assegnato a Melisenda già rifugiatasi col figlio minore Amalrico nella Torre di Davide.
Solo una iniziativa mediatrice della Chiesa aveva portato alla concessione della città di Nablus e delle terre adiacenti alla Sovrana e indotto Baldovino III al solenne giuramento di non infrangere ancora la pace.
L’accettazione delle intese dimostra che, pur avendo perduto sostanzialmente la guerra contro il figlio, Melisenda mantenne fra i sudditi tutto il suo forte ascendente fino ad evitare di essere confinata in un convento.
Nel 1153 la riconciliazione fu definitiva.
Da quel momento, Baldovino conservò sempre grande rispetto per la madre che, attraverso la sorella Hodierna e la nipote Costanza d’Antiochia, esercitò diretta influenza sulla Siria settentrionale.
Consapevole di non poter contare su Consiglieri affidabili, dal 1154 in poi egli la associò anche negli atti ufficiali:
nel 1156 ella concluse un accordo con i Mercanti di Pisa;
nel 1157, nella cornice della guerra ad Antiochia, colse l’opportunità di prendere el-Hablis per controllare il territorio di Gilead, al di là del Giordano;
morto il Patriarca Fulcherio, insediò Amalrico di Nesle;
a margine delle nozze di costui con Agnese di Courtenay, ratificò una donazione fatta al Santo Sepolcro forse in occasione della nascita della nipotina Sibilla.
Nel 1161 fu colpita da un ictus che ne compromise le funzioni cerebrali e la allontanò dagli affari di Stato.
Assistita dalle sorelle ella si spense l’11 settembre e fu sepolta accanto alla madre nel santuario di Nostra Signora di Iosafat, lasciando i beni al monastero ortodosso di Saint S'eba.
Aveva governato trent’anni e così ne scrisse Guglielmo di Tiro: … fu una donna di grande saggezza ed esperienza in quasi tutti gli affari di stato, che trionfò completamente sullo svantaggio del suo sesso così da potersi occupare di importanti questioni ... sforzandosi di emulare la gloria dei più grandi principi , Melisenda governò il regno con tale abilità che, a tale riguardo, fu giustamente considerata pari ai suoi predecessori …
Bibliografia:
Grossuet: L'Empire du Levant: Histoire de la Question d'Orient