Novembre 18, 2023

Raimondo Montecuccoli

Sta Viator

Ad tumulum

Raymundi illius

Vel solo nomine sat noti

Principis

Montecucoli.

(Fermati Viaggiatore al tumulo di quel Raimondo famoso anche solo col nome Principe Montecuccoli.)

Così la lapide funeraria nell’austriaca Linz.

Raimondo Montecuccoli nacque il 21 febbraio del 1609 dal Conte Galeotto e dalla borghese Anna Bigi, già Dama d’onore dei Duchi di Modena.

A sette anni, a causa dell’enorme disagio economico familiare, abbandonò il borgo omonimo natio poiché il padre fu investito dell’onere di governare Bruscello: il suo ruolo fu talmente tirannico che la sua morte, imputata ad un probabile avvelenamento, fu solennemente festeggiata dagli Abitanti del posto per tre giorni.

Col fratello Massimiliano, il sedicenne Raimondo fu affidato alle cure del Cardinale Alessandro d’Este che lo portò a Roma avviandolo alla carriera ecclesiale. Tuttavia, pur impegnandosi nella formazione umanistica, nel 1625 forte del sostegno del cugino Ernesto, il giovane Raimondo colse al volo l’occasione utile alle sue aspirazioni: il Generale e Conte Rambaldo di Collalto gli propose di entrare nell’esercito imperiale nel perdurare della Guerra dei Trent’anni: egli dette immediata prova di valore e di spiccato talento militare nel 1629 quando, dopo l’occupazione di Amersfoort nei Paesi Bassi, entrò per primo nel borgo sventolando lo stendardo imperiale.

Più volte ferito in campo, nel 1631 nominato Tenente e Comandante di una Compagnia, partecipò alla presa di Neuhandenburg ricevendo il prestigioso incarico di consegnare le chiavi cittadine al Capo dell’Armata imperiale: il generale Jan T’serclaes Conte di Tilly.

Il 7 settembre dello stesso anno, alla testa di uno squadrone di Cavalleria pesante, fu catturato da Gustavo II Adolfo Vasa di Svezia a margine della battaglia di Breitendelf e fu liberato dopo sei mesi, previo pagamento di un congruo riscatto.

Promosso ai gradi di Capitano e subito dopo di Maggiore di Fanteria, fu presto trasferito in un Reggimento di Cavalleria come Tenente Colonnello e nel 1635 spiccò in Renania nell’ azione di conquista di Kaiserlautern ricevendo l’avanzamento a Colonnello capo di una legione di Corazzieri.

Il 24 settembre dell’anno successivo gli Asburgo furono sconfitti dagli Svedesi a Wittstock: fu Raimondo a salvare l’esercito favorendone la ritirata ordinata con quattro reggimenti di Cavalleria.

Nel maggio del 1639 furono ancora gli Svedesi a catturarlo: restato prigioniero a Stettino per tre anni, profittò della imponente biblioteca dei Duchi di Pomerania per coltivare lo studio di opere scientifiche; filosofiche; geometriche; giuridiche; chimiche; botaniche e mediche, e per stilare saggi sia poetici che militari.

Si dedicò alla prima puntuale stesura De trattati Della Guerra e delle Battaglia, conferendo sistematicità scientifica alle problematiche militari.

La grave situazione di conflittualità diffusa nei territori cristiano/occidentali, pregni di luteranesimo, ed il montante espansionismo islamico nei Balcani divennero le sfide con le quali egli fu chiamato a misurarsi: non a caso promosse l’istituzione di un esercito giusto a garantire pace e sicurezza.

Nel giugno del 1642 fu liberato e potette rientrare alla Corte imperiale ove fu accolto con grandi onori ed ove l’Arciduca Leopoldo Guglielmo gli comunicò la promozione al grado di Generale.

Tornato in campo in quello stesso anno, annientò gli Svedesi a Troppau-Opava in Cechia e fu poi inviato in Italia come Capo della coalizione che vinse a Nonantola il 21 luglio del 1643 le truppe ecclesiali nella Guerra di Castro.

Rientrato in Austria, nel 1644 alla morte della vedova del cugino Girolamo ricevette il castello di Hoheneg, ove si ritirò per completare alcune sue opere. Parallelamente fu nominato Tenente Maresciallo ed impegnato in tutte le spedizioni imperiali sassoni e ungheresi.

Nel 1645 divenne Gentiluomo di Camera dell’Imperatore e membro dello Hofkriegsrat o Consiglio aulico imperiale di guerra: suprema istituzione militare dell’Impero.

Con la sua infaticabile attività di Condottiero fece in modo che la pace di Vestfalia del 1648 archiviasse le ostilità consentendo all’Impero indebolito di sopravvivere nella fase conclusiva della Guerra dei Trent’Anni.

Consapevole delle sue doti, l’Imperatore Ferdinando III gli affidò delicatissime missioni diplomatiche in ambito europeo ed egli restaurò buone relazioni con molti Stati non restando estraneo alla conversione della Regina Cristina Vasa di Svezia.

Trascorso un periodo anche in Inghilterra presso Oliver Cromwell e presso la corte papale, non smise di dedicarsi agli studi ed alle attività letterarie lavorando, fra il 1650 e il 1653, alla stesura del suo Zibaldone nel quale espose le proprie idee filosofiche e scientifiche.

Nel 1657 sposò la diciottenne Margarethe von Dietrichstein e fu cooptato dall’Arciduca Leopoldo Guglielmo nell’Accademia italiana dei Novelli.

Nello stesso anno, dopo l’abdicazione di Cristina di Svezia in favore del luterano Carlo X Gustavo, maturò una serie di fermenti prodotti da rivendicazioni anticattoliche svedesi contro la Polonia: Riccardo fu inviato a dirimere la crisi dall’Imperatore, che lo designò Feldmaresciallo e comandante supremo delle operazioni sul Baltico.

Il suo provvido intervento risolse le questioni concluse a favore della parte cattolica imperiale il 3 maggio del 1660 con la Pace di Oliva, vicino a Danzica.

Nello stesso anno venti di guerra soffiarono sull’area balcanica: i Turchi, guidati dal gran Visir Köprülü-Zadeh Fadil Ahmed Pasha, dichiararono guerra all’Impero.

Nel 1661 Montecuccoli fu incaricato delle operazioni militari difensive: lo scontro avvenne il 1° agosto del 1664 presso il villaggio ungherese di San Gottardo, sul fiume Raab, e pur se numericamente di gran lunga inferiori, gli Imperiali sopraffecero il Nemico.

La vittoria portò alla tregua di Vasvár, dissolvendo la minaccia gravante su Vienna e sull’intera Europa.

A storicizzazione dei meriti, Montecuccoli fu designato Luogotenente generale dell’Impero e presidente dell’Imperial Consiglio Aulico Militare: da allora gli furono affidate varie missioni diplomatiche che non gli impedirono di completare le sue fondamentali opere; gli Aforismi e Della Guerra col Turco in Ungheria.

Nel 1672 fu ancora in campo nel conflitto franco-olandese per contenere la smania egemonica di Luigi XIV e tenne sistematicamente in scacco i maggiori Strateghi francesi.

Pur annientato dal decesso della consorte nel 1676 non smise di dedicarsi all’impegno di istituire un esercito permanente e di condurre studi di balistica e meccanica, fino a progettare una carabina in grado di sparare circa quaranta colpi di seguito.

Il 16 ottobre del 1680 si spense a Linz.

Le sue viscere sono inumate nella locale chiesa dei Cappuccini mentre il corpo riposa a Vienna in una cappella della chiesa dei Nove Cori Angelici, davanti al palazzo imperiale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Hai delle domande? Contattami.

    Nome

    eMail

    Messaggio

    Copyright © Ornella Mariani Forni
    Sito realizzato e gestito da M&M Solutions Srl
    envelope linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram